Nel nuovo paradigma della human smart city la (piccola e media) città italiana può diventare un modello di riferimento
La pandemia, il cambiamento climatico e la crisi energetica stanno cambiando il rapporto tra città e cittadini. L’EY SMART CITY INDEX ci mostra chiaramente una maggiore attenzione al benessere sociale e alla qualità della vita. Le persone danno maggiore importanza anche alle comunità locali in cui vivono e alla qualità delle relazioni negli ambienti urbani. Contemporaneamente però, forse anche come contraltare alle restrizioni a cui i cittadini sono stati sottoposti, si registra, soprattutto nell’ultimissimo periodo, una voglia diffusa di socialità nelle città e una disponibilità a partecipare ai processi decisionali e alle scelte che riguardano il futuro della città. Questa osservazione è confermata da una recente indagine di EY in collaborazione con SWG su un campione di 1.200 cittadini residenti nei comuni capoluogo di provincia da cui emerge che l’84% degli intervistati vuole essere coinvolto nei processi decisionali sul futuro della città. In molti casi, inoltre, i cittadini si dichiarano pronti a modificare i propri comportanti (ad esempio l’88% rinuncerebbe all’auto personale) per migliorare le condizioni della città.
Per identificare la città del futuro, un futuro ormai molto prossimo, EY ha adottato il concetto di HUMAN SMART CITY per indicare la città che riprogetta infrastrutture e servizi coniugando lo sviluppo tecnologico e la sostenibilità con la centralità del cittadino. Il lock-down, lo smart working, la DAD, lo streaming, l’eCommerce e gli altri cambiamenti verso cui cittadini e lavoratori sono stati indirizzati, non hanno solo confermato l’importanza delle nuove tecnologie, ma soprattutto ci hanno spinto e ci stanno spingendo a ridisegnare tempi e spazi nelle città, consentendo di rimettere la qualità della vita del cittadino al centro dell’attenzione delle Amministrazioni.