L’investimento “RETI ULTRAVELOCI” pubblicato il 25 aprile scorso è sicuramente uno degli investimenti più ambiziosi che il governo ha inserito nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ambizioso in primis perché si legge la volontà di chiudere in modo definitivo il digital divide del nostro Paese in modo strutturato, e toccando diversi ambiti che fino a questo momento non erano prioritari; in seconda battuta è ambizioso perché l’orizzonte temporale è sfidante e si vuole traguardare il 2026, in anticipo quindi rispetto agli obiettivi europei.
Le infrastrutture ad oggi
Il livello di infrastrutturazione del nostro Paese, grazie alle iniziative pubbliche e private, è cresciuto in modo significativo. La copertura ultra broadband di rete fissa (velocità di download pari ad almeno 30 Mbps) ha superato l’85% della popolazione, mentre a fine 2020 la copertura dei servizi FTTH (Fiber to the Home) era pari a meno di un 1/3 delle unità immobiliari del Paese e nel corso del 2022, secondo le nostre stime, saranno raggiunti valori ben più alti delle medie europee attuali.
Quello che è rimasto indietro è, invece, lo sviluppo del 5G. Eravamo partiti nel 2019 con la copertura delle principali città italiane (Milano, Roma, Napoli…) raggiungendo circa il 10% di copertura della popolazione, ma per tutto il 2020 siamo rimasti sostanzialmente fermi a circa 10 grandi città coperte e qualche comune dell’hinterland di Milano. Negli ultimi mesi, a partire da inizio 2021, la copertura dei principali comuni e località turistiche è ripartita, e tra gli obiettivi degli operatori vi è la copertura dell’intero territorio nazionale entro il 2025.
L'investimento "reti ultraveloci"
L’intervento “reti ultraveloci” del PNRR lo si può sintetizzare in tre punti:
- Chiudere il digital divide nelle aree bianche, grigie e nere che sono rimaste fuori dai piani pubblici e privati degli ultimi 3-5 anni-> Impatto oltre 9 mln di famiglie
- Collegare gli edifici scolastici e gli edifici del servizio sanitario nazionale, anche essi situate in aree con un basso livello di infrastrutturazione -> Impatto per oltre 20.000 sedi della PA
- Connettere le aree remote del Paese per rendere eque e pervasive le tecnologie ultra broadband su tutto il territorio nazionale, isole minori e aree a fallimento mobile compreso -> impatto per 18 isole minore e diverse aree remote del territorio.
Per un piano così ambizioso e che deve lavorare sulle aree “incastonate” tra le aree già coperte o in fase di copertura all’interno dei territori dei nostri comuni di medie e piccole dimensioni, e nelle aree rurali delle aree più remote del paese, è fondamentale da una parte fare un’azione di “censimento certosino” delle aree in digital divide, e dall’altra parte un’azione di coordinamento continuativo nel tempo con gli operatori privati del settore delle telecomunicazioni per non creare né sovrapposizioni di interventi, né nuovi buchi di copertura e quindi di esclusione di cluster di popolazione dall’Ultra-BB.
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