Comunicato stampa

30 set 2021 Milano, IT

Al via il roadshow Imprenditori d’Italia con la prima tappa del territorio toscano e umbro

Presentata la nuova analisi EY e Luiss Business School sulle opportunità e sfide per il settore della moda, farmaceutico e life science

Contatto stampa
EY Italy

Multidisciplinary professional services organization

Presentata la nuova analisi EY e Luiss Business School sulle opportunità e sfide per il settore della moda, farmaceutico e life science

Esportazioni Toscana: l’economia registra nel 2020 una performance internazionale meno negativa rispetto alla media nazionale, con una diminuzione del 6,2% vs 2019, meno negativa rispetto a Piemonte (-12,7%), Lombardia (-10,6%), Emilia-Romagna e Veneto (-8,2% per entrambe)[1]

Tra i settori più attrattivi quello della moda: anche grazie alla forte connotazione “Made in Italy”, la capacità esportativa della Toscana nel settore risulta elevata (25%) a fronte dell’Umbria (18%), Marche (15%) ed Emilia-Romagna (10%)

Tra i punti di debolezza del settore moda toscano: la ridotta dimensione produttiva e il ritardo nell’innovazione (solo lo 0,19% delle aziende del comparto ha più di 250 dipendenti)

Molto forte il cluster farmaceutico e life science: costituisce il terzo polo nazionale dopo Lombardia e Lazio. Nel 2020 le esportazioni di prodotti farmaceutici hanno subito un aumento del 33,2%, contro il -14% della regione Lazio, +7,6% della Lombardia e -20% della Puglia

30 settembre 2021 – Al centro sostenibilità, innovazione e persone: queste le tre parole d’ordine dell’imprenditoria italiana post Covid-19 che hanno caratterizzato il primo appuntamento di oggi di Imprenditori d’Italia, un roadshow di incontri in alcuni dei principali distretti italiani, che si è svolto presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano, sede della FIGC. Il roadhsow accompagnerà alla cerimonia di premiazione della XXIV edizione del Premio EY L'Imprenditore dell'anno®, il riconoscimento con cui dal 1997 EY, leader mondiale dei servizi professionali per le aziende, premia[2] l’impegno e la capacità imprenditoriale di chi si distingue, contribuendo alla crescita del tessuto economico e sociale italiano.

Commenta Dante Valobra, Partner di EY: “Il nostro Premio vuole valorizzare, oggi più che mai, quelle realtà che nonostante la difficile sfida del periodo pandemico, sono rimaste sul mercato, adottando importanti misure resilienti per rinnovarsi, adattandosi alle necessità del mercato con creatività, internazionalità e innovazione. Per attuare un programma concreto di ripresa e sviluppo le imprese devono necessariamente mettere in campo strategie dedicate alla competitività, valorizzando gli asset regionali di eccellenza e puntando in maniera decisa sulla sostenibilità nelle sue varie accezioni (non solo ambientale ma anche sociale ed economica). Secondo i dati emersi dall’analisi EY-Luiss Business School, le filiere regionali dei settori traino devono puntare sulla stabilità nelle relazioni verticali tra fornitori e clienti e sulla condivisione di idee, capacità e capitali, puntando su volumi produttivi importanti della catena. L’elemento chiave per garantire competitività al sistema, locale e non solo, è lo sviluppo del contratto di rete, utile a rafforzare le relazioni, per affrontare al meglio la sfida dell’innovazione tecnologica, della trasformazione digitale, dell’efficientamento di processi e dei costi di gestione, e più in generale della competizione globale”.

In occasione dell’apertura dei lavori della prima tappa del roadshow sono stati presentati i risultati emersi dall’analisi elaborata da EY e Luiss Business School che rilevano come la regione Toscana sia riuscita a sostenere l’impatto del Covid-19 sul tessuto economico registrando nel 2020 una diminuzione del 6,2% delle esportazioni rispetto al 2019 dunque con una performance meno negativa rispetto a Piemonte (-12,7%), Lombardia (-10,6%), Emilia-Romagna e Veneto (-8,2% per entrambe)[3]. Secondo l’analisi, le filiere protagoniste di questo territorio sono quelle appartenenti alla filiera della moda della regione, particolarmente impegnate in ambito digitale, di formazione e sostenibilità ambientale, insieme al settore farmaceutico e life science.

La filiera della moda in Toscana: trasformazione digitale, offerta formativa e sostenibilità ambientale

Nonostante il 2020 sia stato un anno negativo per le esportazioni di prodotti tessili e della pelle, che hanno subito una contrazione (pari al -25,5%) rispetto al 2019, per effetto della pandemia, tuttavia la capacità esportativa della regione rimane elevata rispetto ai territori benchmark di riferimento: a fronte del 25% delle esportazioni della Toscana, si registra il 18% dell’Umbria, il 15% delle Marche e il 10% dell’Emilia-Romagna[4], confermando dunque l’attrattività e l’internazionalizzazione della filiera. L’indice di specializzazione produttiva per la Toscana è pari a 5,5% (su un campione di 100 aziende toscane, circa 18 appartengono al settore tessile e pellame), un dato in linea con l’indice di specializzazione della regione Marche (5,3%), mentre la regione Emilia-Romagna e Umbria presentano un indice di specializzazione inferiore (rispettivamente, 1,5% e 2,4%)[5]. L’indice di presenza di grandi player nella filiera della moda è pari a 0,19% per la Toscana, in linea con le Marche ma inferiore all’Emilia-Romagna (0,62%) e all’Umbria (0,42%)[6]. Sebbene i grandi player siano numericamente inferiori in proporzione al totale delle aziende moda, hanno un peso “importante” in termini di volumi, fatturato e occupazione: l’indice di occupazionale per il settore in Toscana è del 27%, contro il 7,8% delle Marche, il 4% dell’Umbria e il 2% dell’Emilia-Romagna[7].

Nonostante il ritardo dei processi di digitalizzazione nel settore, nella regione esistono piccole realtà integrate in reti di filiera con livelli di digitalizzazione importanti. Le tecnologie digitali impattano infatti in maniera significativa sull’operatività delle aziende della moda toscane: la tecnologia digitale è sempre più centrale in fase di progettazione e/o prototipia digitale, nel tracciamento e monitoraggio delle materie prime e dei prodotti finiti lungo tutta la filiera, o nella disponibilità di piattaforme e-commerce proprietarie che facilitino approvvigionamenti e scambi con fornitori e acquirenti.

L’offerta formativa del settore moda in Toscana prevede alcune iniziative legate al concetto di eccellenza artigiana e che sono sostenute dai brand del lusso. Questo rappresenta un elemento fondamentale soprattutto per le imprese di piccola o media dimensione, altamente specializzate, che basano la loro value proposition sulla tradizione intesa come l’insieme di sartorialità, artigianalità ed esclusività dei materiali. La necessità di un continuo aggiornamento e rafforzamento della rete formativa del settore della moda è un aspetto imprescindibile per la crescita del comparto che richiede continue strategie volte ad un’organizzazione del lavoro fortemente razionalizzata e figure professionali specializzate nelle varie fasi della filiera.

In tema di sostenibilità, la regione Toscana, partendo dall’esperienza di Prato, può diventare una best practice a livello mondiale della moda green. Il distretto pratese è fortemente orientato ai modelli di circular economy, con cicli di produzione chiusi e a zero rifiuti, che prevedono l’utilizzo di energie rinnovabili o l’eliminazione di sostanze nocive per l’ambiente durante processi produttivi. Tra i progetti di primaria importanza, ad esempio vi è il collegamento all’acquedotto industriale da parte di circa 300 industrie, nel cui impianto le acque di scarico derivate dalle attività produttive vengono depurate e riutilizzate dalle industrie tessili per la produzione, con un importante risparmio idrico.

Tra i principali punti di forza della filiera emersi dalla ricerca EY e Luiss Business School rientra il riconoscimento internazionale della specializzazione produttiva e attrattività esercitata dal Made in Tuscany. Alla base infatti del successo e della solidità dei distretti della Toscana e alla base della performance positiva all’estero vi è la forte connotazione “Made in Italy” della produzione e del cd. Made in Tuscany; A garantirne il successo soccorre il patrimonio di competenze specialistiche, soprattutto per il comparto pelle e il segmento luxury e la presenza di una struttura gerarchica delle relazioni tra imprese, in cui è evidente la presenza di player di maggiori dimensioni che “trainano” la produzione.

Invece tra i punti di debolezza vi è la ridotta dimensione produttiva e il ritardo nell’innovazione: il comparto è dominato da micro e piccole imprese, con una presenza inferiore di aziende di grandi dimensioni (solo lo 0,19% delle aziende del comparto ha più di 250 dipendenti)[8]. La semplicità della struttura proprietaria e organizzativa si associa a una minore propensione all’investimento e, più in generale, all’innovazione; la limitata capacità produttiva delle micro e piccole imprese determina l’incapacità di soddisfare le richieste dei player di dimensioni maggiori, minacciando la fluidità dei processi produttivi della filiera stessa (il problema dimensionale appare comunque più netto nel momento in cui dalla subfornitura si decida di passare ai mercati finali). La logica conseguenza è la difficoltà di inserimento nella supply chain dei grandi player che si manifesta nei casi in cui lo squilibrio dimensionale tra micro, piccoli e grandi player.

Il settore farmaceutico e life science: formazione e sviluppo tra sfide e opportunità

Il cluster farmaceutico e life science costituisce in questa regione il terzo polo nazionale dopo Lombardia e Lazio, con un totale di oltre 400 imprese attive e con un valore complessivo della produzione pari a circa 6 miliardi di euro. Nel 2020 le esportazioni di prodotti farmaceutici hanno subito un aumento del 33,2%, contro il -14% della regione Lazio, +7,6% della Lombardia e -20% della Puglia. L’indice di capacità esportativa della regione Toscana (10%) risulta più basso rispetto a quello del Lazio (38%) e lievemente superiore rispetto alla Puglia (9%) e alla Lombardia (7%)[9], valore giustificato dal fatto che il polo farmaceutico della regione è relativamente più recente rispetto ai player maggiormente consolidati e tradizionalmente più attivi (come il Lazio). L’indice di specializzazione produttiva della Toscana è pari allo 0,04%, a fronte dello 0,08% della Lombardia, dello 0,05% del Lazio, dello 0,02% della Puglia[10]. Il valore degli indici sia per la regione Toscana sia per le regioni benchmark è dovuto principalmente al fatto che il settore farmaceutico per sua natura non sia compatibile con dimensioni aziendali di tipo micro e piccolo, dimensione che invece caratterizza il tessuto aziendale prevalente nel territorio italiano.

L’indice della presenza di grandi player del settore farmaceutico della regione Toscana è pari al 16% contro il 10% della regione Lazio e il 9,6% della regione Lombardia[11], percentuale che indica una maggiore attrattività della regione Toscana per grandi investitori. Il tasso di occupazione nel comparto farmaceutico della regione Toscana è pari allo 0,6%, in linea con la regione Lombardia e indica come il peso del comparto in termini di occupazione sia limitato ma in linea con le best practice regionali.

La formazione in loco di talenti è una prerogativa importante dello sviluppo del settore che si rileva avere ancora ampi margini di sviluppo. La Toscana rispetto alle regioni benchmark presenta il maggior numero di università con corsi di laurea in Farmacia (rispetto al totale delle università presenti nel territorio regionale). Tra i principali punti di forza del settore vi è la presenza di reti di imprese, dove Toscana Pharma Valley rappresenta la prima rete di imprese del settore farmaceutico toscano e ricopre un ruolo strategico grazie all’iniziativa pubblica e all’operato di un gruppo di aziende fortemente radicate nel territorio e tutte proiettate sui mercati globali. L’orientamento alla ricerca e sviluppo delle imprese farmaceutiche si caratterizza per un’alta spesa in R&S che porta la regione a classificarsi al quarto posto a livello nazionale per gli investimenti in tale ambito (per la Toscana pari a 270 milioni di euro)[12].

Costituiscono invece punti di debolezza la presenza limitata di aziende biotech ed il limitato supporto delle autorità nazionali che potrebbe favorire gli investimenti dei grandi player nella creazione di nuovi poli produttivi eliminando barriere che ostacolano lo sviluppo del comparto.

Le prossime tappe e la cerimonia conclusiva

Le prossime tappe territoriali del roadshow Imprenditori d’Italia si terranno il 15 ottobre nell’ambito di “Fattore R” a Rimini e il 28 ottobre a Bari. I vincitori della nuova edizione saranno proclamati nel corso di una cerimonia che si terrà a Milano a novembre 2021. Come oramai consuetudine, il vincitore dell’edizione avrà anche l’opportunità di competere per il titolo di “World Entrepreneur Of The Year”, sfidando i vincitori nazionali dei 65 paesi in cui il Premio è attivo, in occasione di un appuntamento speciale che si svolgerà a Montecarlo.

[1] Banca d’Italia (2021), Economie regionali – Rapporto Annuale – elaborazione su dati ISTAT.
[2] Il premio è rivolto ai leader alla guida di aziende attive da almeno 3 anni, con sede legale in Italia e con un fatturato minimo di 25 milioni di euro.
[3] Banca d’Italia (2021), Economie regionali – Rapporto Annuale – elaborazione su dati ISTAT.
[4] Elaborazione su dati ISTAT 2020
[5] Elaborazione su dati AIDA Bureau Van Dijk - marzo 2021
[6] Elaborazione su dati AIDA Bureau Van Dijk - marzo 2021
[7] Elaborazione su dati ISTAT 2019
[8] Elaborazione su dati AIDA Bureau Van Dijk - marzo 2021
[9] Elaborazione su dati ISTAT 2020
[10] Elaborazione su dati AIDA Bureau Van Dijk - marzo 2021
[11] Elaborazione su dati AIDA Bureau Van Dijk - marzo 2021
[12] Indicatori Farmaceutici, 2021