Comunicato stampa

12 mag 2022 Milano, IT

Settore biotech: aumenta la richiesta di professioni legate all’innovazione tecnologica, ma i profili sono sempre più introvabili I dati dello studio EY e Jefferson Wells per Assobiotec-Federchimica

Per il 53% delle professioni del settore la domanda di lavoro da qui al 2030 sarà in crescita, ma per oltre il 70% di queste si stima un aumento della difficoltà di reperimento

Contatto stampa
EY Italy

Multidisciplinary professional services organization

  • Per il 53% delle professioni del settore la domanda di lavoro da qui al 2030 sarà in crescita, ma per oltre il 70% di queste si stima un aumento della difficoltà di reperimento

Milano, 12 maggio 2022 – Nel prossimo decennio, il settore biotech sarà testimone di una crescita della domanda di lavoro che coinvolgerà il 53% delle professioni del comparto. Solo il 21% sarà in decrescita, mentre il 26% resterà stabile. L’incremento di tale domanda sarà particolarmente forte per alcune professioni ad alta specializzazione, specifiche del settore e\o legate all’area tecnologica, come i Ricercatori bioinformatici (+10,2%), Ingegneri AI (+9,5%), e Ricercatori esperti di machine learning (+9,2%).

È quanto rileva l’approfondimento sui trend occupazionali delle professioni del settore biotech italiano, parte dell’Osservatorio “Il futuro delle competenze in Italia”, di EY, leader mondiale nei servizi professionali, e Jefferson Wells, il brand di Executive Search di ManpowerGroup, in collaborazione con Frezza & Partners e Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica.

Il futuro delle competenze in Italia

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Lo studio, che ha indagato 122 profili professionali del settore biotech, stima l’andamento della domanda di lavoro delle imprese fino al 2030 attraverso una metodologia innovativa, basata su machine learning per la costruzione del modello predittivo, sull’esame dei driver di cambiamento (megatrend) che impatteranno sul mercato del lavoro e su workshop con esperti di settore.

Tra le varie evidenze, l’analisi ha confermato che la transizione tecnologica in atto avrà un ruolo chiave nel futuro dell’occupazione, soprattutto come acceleratore dei processi di obsolescenza di professioni, competenze e mansioni. Per tutte le professioni indagate, lo studio indica importanti trasformazioni delle competenze che le compongono. Ciò inciderà anche nella difficoltà di reperimento dei profili: 

Professioni in crescita

+70%

Aumento della difficoltà di reperimento

Gli esiti della nostra analisi mostrano che le professioni del settore biotech andranno incontro a un’importante evoluzione da qui al 2030. Questo porterà alla trasformazione di numerosi profili professionali, con un aumento della complessità dei loro skillset e, conseguentemente, crescenti difficoltà da parte delle imprese nel reperire le competenze necessarie. Queste trasformazioni, tuttavia, se affrontate adeguatamente, potranno offrire alle aziende del settore un’importante opportunità per garantire la propria crescita nel medio periodo. In particolare, diventerà sempre più importante rafforzare e ampliare modalità di collaborazione con le Università e gli ITS per disegnare e implementare percorsi di alta formazione in linea con i processi evolutivi delle professioni, e al contempo immaginare percorsi di apprendimento permanente all’interno delle aziende secondo un modello di learning organisation. Nei prossimi anni sarà dunque prioritario agire sulla capacità e sulla tempestività di intervento nel produrre le nuove competenze che saranno richieste da parte dell’intero ecosistema istruzione-formazione-lavoro
Andrea D'Acunto
EY People Advisory Services Leader
Il nostro obiettivo era comprendere con anticipo il mercato del lavoro per permettere alle imprese biotech, ma anche all’Università e a chi si occupa di formazione, di prepararsi ai tanti cambiamenti in atto dal punto di vista occupazionale al fine di fornire ai giovani un quadro di scenario ed un’offerta formativa utili nella prospettiva del loro possibile futuro lavorativo. E volevamo farlo partendo da analisi dettagliate e da dati oggettivi. Lo studio presentato oggi ci conferma che la programmazione, possibilmente fatta in collaborazione fra mondo accademico e industriale nell’ambito dei piani nazionali per la ricerca e l’innovazione è una priorità sulle quale è urgente agire. Lo sviluppo delle nuove professionalità deve necessariamente andare di pari passo con lo sviluppo di un settore che ha l’innovazione nel proprio DNA: se non prepariamo oggi il nostro futuro, fra 10 anni il settore rischierà di troversi senza le competenze necessarie con una conseguente perdita di competitività del Paese in un settore cruciale per la crescita di PIL e occupazione
Riccardo Palmisano
Presidente Assobiotec – Federchimica
Il settore biotech in Italia è tra i comparti che più di altri sperimenterà una forte evoluzione nel prossimo decennio, sotto la spinta di trend come l’innovazione tecnologica, i cambiamenti climatici e ambientali, oltre alla trasformazione dei modelli lavorativi. Tendenze ulteriormente promosse dal PNRR, che per la transizione digitale ed ecologica prevede investimenti pari a 110 miliardi di Euro. Questo comporterà un’evoluzione dei profili e delle competenze, per le quali sarà innanzitutto fondamentale la ricerca e la selezione dei profili manageriali necessari per gestire il cambiamento. Le aziende dovranno organizzarsi per fronteggiare la situazione, andando a colmare il gap tra domanda ed offerta di lavoro attraverso strategie di attraction e talent acquisition, oltre a reskilling e upskilling, che consentano di colmare il divario di competenze attuale e futuro
Alessandro Testa
Jefferson Wells Director

Evoluzione della domanda di lavoro: la tecnologia crea nuovi rischi e opportunità occupazionali

Lo studio presenta una mappa (Figura 1) che evidenzia le aree di rischio e opportunità occupazionale legate alla possibile evoluzione della domanda di lavoro e dell’attuale forza lavoro occupata. È emerso che il 20,5% della forza lavoro occupata fa capo a professioni con elevata domanda di lavoro ma scarsa quantità di forza lavoro, rappresentando quindi una forte opportunità occupazionale. Mentre il 7,4% della forza lavoro è caratterizzata da profili con un’elevata occupazione ma bassa crescita della domanda di lavoro in futuro e rischio occupazionale per il settore.

Nello specifico, la mappa mostra un elevato rischio occupazionale per le professioni a bassa qualifica della catena logistica (ad es. Responsabili e operatori di magazzino, -7,3% e   -7,1% rispettivamente) a causa dei potenziali effetti dell’automazione. Per queste figure, si consiglia l’avvio di azioni di percorsi formativi di reskilling. La situazione è opposta per le professioni legate all’innovazione tecnologica, per le quali si prevedono elevate opportunità occupazionali e si suggerisce lo sviluppo di politiche di recruiting efficaci per ridurre lo skills-mismatch e la difficoltà di reperimento, come per i Cybersecurity manager (+11,3%), i Business Development Manager (+10,7%), e i Ricercatori bioinformatici (+10,2%). Le zone centrali invece, riguardano professioni per le quali le aziende dovrebbero prevedere azioni di monitoraggio e governo volte ad osservare l’evoluzione della domanda di lavoro e che potrebbero portare all’attuazione di attività di reskilling e/o upskilling per aumentare l’efficacia produttiva delle imprese e la resilienza occupazionale dei lavoratori.

Processi dinamici delle competenze: difficoltà di reperimento per il 70% delle professioni in crescita

Un’ulteriore analisi è stata condotta sull’evoluzione da qui al 2030 delle competenze e interazioni fra esse (skillset), che ha messo in luce una complessità crescente che comporterà una serie di conseguenze sull’evoluzione stessa delle professioni.

La prima conseguenza riguarda la crescente difficoltà di reperimento delle professioni, che coinvolge il 70% dei profili la cui domanda di lavoro viene prevista in crescita, mentre per il restante 30% tale difficoltà risulta stabil. In generale, dunque, si prospetta una sempre maggiore complessità nel processo di acquisizione di nuovi talenti, sia per le professioni specialistiche sia per quelle tecniche. Questo richiederà alle aziende del settore l’implementazione di nuovi modelli strategici per attrarre i talenti, facendo leva su prospettive di carriera e sulla qualità del lavoro offerto (ambienti multiculturali, luoghi di lavoro stimolanti e altre misure di welfare aziendale partecipativo).

La seconda conseguenza dell’aumento della complessità degli skillset è legata all’ingresso di nuove competenze e il conseguente disallineamento (mismatch) fra le competenze possedute dal lavoratore e quelle richieste per lo svolgimento della professione. Anche in questo caso, i lavoratori non opportunamente formati saranno soggetti a fenomeni più o meno intensi di mismatch, in particolare per le professioni specialistiche ad elevata complessità, come il Robotic Surgery Engineer (+32,3%).

Ultima conseguenza della crescente complessità degli skillset riguarda il contenuto delle competenze, un fenomeno che, se non affrontato, potrebbe accelerare i processi di obsolescenza delle competenze, tanto più rapidamente quanto più le competenze coinvolte sono fondamentali per lo svolgimento della professione. Il modello ha stimato un rischio di obsolescenza per le professioni indagate che varia dal 15% per gli Ingegneri esperti di realtà virtuale al 29% per i Brand & Customer Experience Manager.

In conclusione, nello scenario delle professioni del settore biotech, i risultati dell’indagine mettono in evidenza la necessità da parte delle aziende del comparto di implementare strategie efficaci di recruiting, in particolare per quei profili la cui domanda si prevede in crescita ma di cui c’è ancora un basso bacino di forza lavoro reperibile. A questo si aggiungono le necessarie azioni di upskilling e reskilling delle proprie risorse per evitare i fenomeni di mismatch e obsolescienza delle competenze ed al contempo aumentare l’efficacia produttiva delle imprese.

Infine, lo studio rivela che l’evoluzione degli skillset consentirà la nasciata di nuovi profili per distacco, fusione o ibridazione, come l’Ingegnere per il trasferimento tecnologico, lo Specialista nella tutela del paziente e l’Advisor medico. Tali evoluzioni renderanno necessarie da parte delle imprese del settore azioni particolari di formazione (upskilling e/o reskillsing) per determinate professioni, che consentiranno la nascita di figure professionali altamente innovative in grado di fornire valore aggiunto alle aziende che le introducono nel proprio organico.