Nonostante otto anni di tassi di interesse negativi con conseguente riduzione dei margini, le banche nei principali mercati europei rimangono in una posizione di solidità patrimoniale e durante gli anni più difficili della pandemia, anche grazie al supporto dei vari incentivi governativi, 750 miliardi di euro in linee finanziarie essenziali sono stati prestati a imprese e famiglie. In tale contesto le prospettive economiche per il settore bancario italiano sono di cauto ottimismo, avendo dimostrato un’eccezionale stabilità e resilienza finanziaria. Mentre gli effetti economici più gravi della crisi pandemica sembrano essere alle nostre spalle e la ripresa appare evidente, si impone cautela perché si profilano segnali di incertezza sotto forma di disordini geopolitici e pressioni sui prezzi. Questo è un altro momento cruciale in cui le istituzioni finanziarie e la classe dirigente politica devono continuare a collaborare per trovare le opportune soluzioni al fine di gestire eventuali problematiche macroeconomiche ed effetti derivanti dal conflitto in Ucraina con impatto sul sistema economico e produttivo
Stefano Battista
Italy Financial Services Country Leader e Deputy EY Italy Leader
L'economia italiana affronta infatti in questa fase diverse pressioni come l'aumento dell'inflazione (principalmente dovuta all’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime), le interruzioni della catena di approvvigionamento delle imprese e l'incertezza geopolitica che peseranno sulla domanda di mutui e prestiti ai privati, con una possibile riduzione generale dei consumi e della capacità di investimento.
Prestiti alle imprese
Nel 2020 i prestiti alle imprese, sostenuti dalle garanzie governative, sono cresciuti del 5,8% (contro il -7,0% del 2019), primo anno di crescita del credito alle imprese dal 2011. Tuttavia, già nel 2021 i prestiti si sono contratti dello 0,7%. Le prospettive per il credito alle imprese godono attualmente di alcuni aspetti positivi: nonostante l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, l'economia italiana dovrebbe continuare a crescere quest'anno e moderatamente il prossimo, anche grazie ai fondi del PNRR e al programma di riforme del governo Draghi. Tuttavia, l’aumento dell’inflazione e le tensioni geopolitiche potrebbero avere ricadute negative sull’economia e sulla fiducia dei privati e rischiano pertanto di depotenziare questi fattori di sostegno. Nel complesso, si prevede che i prestiti alle imprese aumenteranno del 2,9% quest'anno, ma solo dello 0,7% nel 2023.
Credito al consumo
La domanda di prestiti non garantiti in Italia nel 2020 ha segnato -0,8%, con un netto rallentamento rispetto al recente passato perché indebolita dalle ridotte opportunità di spesa causate dalle varie fasi di lockdown. Lo stock di debito non garantito è aumentato dell’1,3% nel 2021 e si prevede che cresca del 2,8% nel 2022 e del 3,1% nel 2023. Infatti, se da un lato la compressione del potere di spesa derivante dall'aumento del prezzo dei beni di prima necessità peserà sugli acquisti e in molti potranno attingere ai risparmi accumulati durante la pandemia, dall’altro alcune famiglie potrebbero richiedere prestiti per attutire il calo dei redditi reali.
Mutui
I prestiti ipotecari hanno ottenuto una performance sorprendentemente solida durante la pandemia, segnando +2,1% nel 2020 e +4,7% nel 2021 (quest'ultimo il dato più alto degli ultimi 11 anni), beneficiando dell'aumento dei prezzi delle case, dei tassi di interesse estremamente bassi e dell'accumulo di risparmi non pianificati nel corso del lockdown. Tuttavia, le prospettive attuali sono meno favorevoli. La previsione di EY vede un rallentamento della crescita dei mutui in linea con l'accessibilità economica, l'aumento dei tassi di interesse e l'azione normativa: si stima che la crescita dei prestiti ipotecari rallenterà al 2,9% quest'anno e all'1,2% nel 2023.
Crediti deteriorati
Anche a fronte del possibile aggravamento delle prospettive economiche, il miglioramento dei bilanci di famiglie e imprese dovrebbe impedire il drammatico aumento dei crediti deteriorati, avvenuto con la crisi del debito sovrano europeo. All'inizio del 2021, il 14% dei prestiti beneficiava di moratorie e il 18% dei prestiti alle imprese era coperto in tutto o in parte dalla garanzia statale. Questo ha portato a un calo della percentuale dei crediti deteriorati dal 6,4% del 2019 al 4,4% del 2020 e al 3,3% del 2021 (quest'ultimo il dato più basso dal 2005). Si prevede che la cessazione dei regimi di sostegno e delle moratorie determinerà un aumento del rapporto della percentuale di crediti deteriorati al 3,9% quest'anno e al 4,1% nel 2023.