2 Tempo di lettura 22 giu 2021

La rinnovata forza attrattiva del sistema Italia

Da EY Italy

Multidisciplinary professional services organization

2 Tempo di lettura 22 giu 2021

Nel 2020 le iniziative di investimenti diretti esteri (‘IDE’) nel nostro Paese sono cresciute del 5%, in controtendenza rispetto alla media europea. Anche se la quota di IDE destinati all’Italia rispetto al totale europeo resta contenuta (2%). Le ragioni di questi dati e l’opinione degli investitori sull’attrattività del paese sono analizzate nello studio EY Attractiveness Survey

 
A causa degli effetti economici della pandemia e del lockdown, il 2020 è stato un annus horribilis per l'economia mondiale, con gravi danni e perdite nel bilancio delle aziende e un incremento marcato di spesa pubblica, finanziata in gran parte con emissione di debito pubblico da parte dei singoli Stati. Una situazione di generale recessione all'interno della quale però si evidenziano anche degli indicatori positivi. Con particolare riferimento al livello di investimenti diretti dall’estero nei paesi europei, interessanti indicazioni emergono dall'EY Attractiveness Survey 2021, studio annuale che analizza l'andamento degli investimenti in Europa e che evidenzia le percezioni dei player internazionali, con lo scopo di indagare il livello di attrattività di ciascun Paese. Nello specifico, il dato positivo che più ci riguarda direttamente è quello relativo ai cinque punti percentuali in più rispetto al 2019 nel numero di progetti di investimento diretto estero nel nostro paese. Un dato positivo, in particolare se accostato al fatto che quasi la metà degli intervistati, manager di aziende attive a livello internazionale, si dichiara pronto a espandere le proprie attività nel nostro paese. Dunque, l'Italia sembra stia tornando ad esercitare una certa forza attrattiva all'estero. 

EY Attractiveness Survey

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L’Italia è attrattiva. È riuscita ad esserlo nell’anno difficile del 2020, con una performance del +5% di progetti di investimento diretto estero annunciati e in fase di implementazione, in alcuni casi con un trend migliore di altre grandi economie europee, tra cui Regno Unito e Francia. Anno su anno, l’incremento dei progetti in Italia ha segnato uno stacco in parziale controtendenza rispetto alla media europea. Se è vero che questo è un segnale positivo di ripresa, la porzione degli investimenti diretti esteri destinati al nostro Paese rimane comunque limitata. C’è necessità che le migliori risorse dell’Italia siano convogliate per rendere il Paese più attrattivo e competitivo a livello internazionale. Bisogna ricreare un clima generale di fiducia, soprattutto ora che le sfide del rilancio promosso tramite il Next Generation EU sono prossime, e avranno un impatto forte sulla competitività dell’Europa intera. Serve un esercizio collettivo da parte di istituzioni e aziende affinché questo segnale positivo sia stimolo alla crescita e possa diventare strutturale
Massimo Antonelli
CEO EY Italy e Chief Operating Officer EY Europe West

Investimenti esteri: Italia meglio di molti altri Paesi
Nonostante il duro colpo inflitto dal Covid-19, l'Italia è tra i pochi Paesi del Vecchio Continente ad aver registrato una crescita nel numero di investimenti stranieri rispetto al 2019. A fronte di un calo medio del 13%, da noi gli investimenti diretti sono cresciuti del 5%, con un totale nel 2020 di 113 nuovi progetti finanziati. Un dato incoraggiante, che segna un rinnovato interesse per il nostro Paese, anche se la quota di IDE destinati all’Italia rispetto al totale europeo resta contenuta (il 2% del totale, contro il 18% della Francia, il 17% di Germania e Regno Unito).

I settori dove si investe di più e quelli di minor interesse
Servizi alle imprese (13%), software e servizi IT (12%) sono i due comparti che nel 2020 hanno suscitato maggiore attrattiva per gli investitori esteri. A crescere rispetto al 2019 sono soprattutto il comparto logistica e wholesale (12%), servizi finanziari (8%) e farmaceutico (7%). I settori che nel 2020 hanno invece registrato flessioni più significative sono quelli dei macchinari e attrezzature industriali, in calo del 5%, e il tessile, che ha perso 4 punti percentuali, dei comparti più penalizzati dall’effetto del lockdown.
Del totale di 113 nuovi progetti direttamente finanziati da investitori esteri nel 2020, il 22% riguarda l’area commerciale e marketing. Da segnalare anche la crescita di progetti mirati a valorizzare il nostro know-how tecnico e imprenditoriale, a maggior valore aggiunto, quali l’investimento in processi di produzione manifatturiera (19% dei progetti) e in ricerca e sviluppo (15%).

USA, Francia e Germania: chi investe di più?
Non sorprende che ai primi tre posti tra i principali investitori esteri in Italia vi siano Stati Uniti (24%), Francia (16%) e Germania (12%), Paesi con i quali storicamente l’Italia ha solide relazioni commerciali. Al contrario, sorprende il dato che vede la Cina, seconda potenza economica  a livello globale, solo al sesto posto con il 4% degli investimenti esteri totali nel nostro Paese con una decrescita di valore aggregato investito rispetto al 2019. 

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A livello geografico, si segnala come in Italia permangano ancora disomogeneità a livello territoriale. Oltre metà dei progetti stranieri sono destinati dalle regioni del Nord-Ovest (58%), dove ha sede gran parte dei distretti industriali più di interesse (a titolo di esempio, meccatronica, lusso e design, mobile, tessile, biomedicale), seguito dall’area del Centro Italia (24%).

I manager scommettono sull'Italia
Il fatto che l'Italia si scopra più attrattiva per i capitali stranieri è certificato dal fatto che il 48% dei manager intervistati dichiara di essere pronto a stabilire o a espandere la propria attività nel nostro Paese entro il prossimo anno. Dunque traspare una aspettativa di ottimismo e fiducia verso il futuro del sistema economico italiano. Gli investitori maggiormente intenzionati a operare in Italia sono quelli attivi nel settore tecnologico e digitale, delle telecomunicazioni e dell'energia. Più cauti risultano al momento gli operatori dei media e della manifattura.

Meno burocrazia e norme certe: lo chiedono gli investitori
Se dall'analisi dei dati dello studio EY Attractiveness Survey 2021 emerge piuttosto chiaramente la volontà di manager e imprenditori stranieri di portare capitali nel nostro territorio, dall'altro lato si segnalano alcuni fattori deterrenti. Prima fra tutte le questioni da affrontare, una percepita incertezza a livello normativo, indicata dal 58% degli interpellati. Non meno importanti come criticità emerse un eccessivo carico burocratico sul business e infrastrutture (fisiche e digitali) in parte da ammodernare.
Da dove potrebbe arrivare una spinta alla competitività del nostro Paese? Secondo i manager intervistati, tre sono le aree principali su cu intervenire: una rimodulazione del carico fiscale (29%) e politiche a supporto delle PMI (28%). Infine, anche le politiche green hanno il loro peso nelle scelte di investimento: il 35% degli imprenditori stranieri che dichiara di voler investire in Italia nei prossimi dodici mesi chiede che il Governo intraprenda politiche che incoraggino sostenibilità ambientale e transizione verde.

Possibili scenari futuri
Da quanto emerge dai risultati dello studio, la competitività dell'Italia nel prossimo triennio mostra una prospettiva positiva, in linea con quella a livello europeo.

Gli investitori esteri guardano all’Italia con rinnovati fiducia ed ottimismo. Il 60% dei manager intervistati è infatti convinto che nei prossimi tre anni il Paese avrà migliorato la propria competitività a livello europeo e quasi la metà si dichiara pronto a espandere le proprie attività sul nostro territorio. Una porzione rilevante di nuovi flussi d’investimento punta all’Italia per il proprio know-how tecnico e per la qualità del capitale umano. Occorre lavorare su questi aspetti per valorizzare le eccellenze del nostro paese anche in ambiti a maggior valore aggiunto, tra cui ricerca e sviluppo, processi manifatturieri e relativi controlli qualità. Le infrastrutture esistenti non sono viste come un limite agli investimenti, nonostante la disomogeneità di varie aree del paese, che necessitano di investimenti per guadagnare competitività. Rafforzare la domanda interna è un’ulteriore leva attivabile per consentire di attrarre più investimenti in futuro, con un conseguente impatto su occupazione e crescita. In Italia un’inversione del clima di fiducia di consumatori e imprese è stata rilevata anche da Istat, con un incremento osservato da febbraio scorso in avanti
Marco Daviddi
Managing Partner Strategy and Transactions di EY in Italia

A proposito di questo articolo

Da EY Italy

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Summary

Il 48% dei manager intervistati ha intenzione di investire in Italia in futuro nonostante l’impatto della pandemia sull’economia locale e si prevede che l’attrattività del Paese continuerà a salire.