20 dic 2023
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Prospettive e visioni urbane: un approccio multidisciplinare al futuro della città

Da EY Italy

Multidisciplinary professional services organization

20 dic 2023

Al via il primo appuntamento di Elements. Tra filosofia, design e architettura un viaggio nell’universo urbano e i suoi enigmi

La città, una creatura impossibile da pianificare

Spazi che crescono in modo autonomo e naturale. Luoghi che difficilmente possono essere definiti con dei piani aprioristici. Entità che interrogano da sempre i cittadini che le vivono, gli amministratori che le guidano e i capitali che le scelgono, ponendo domande di senso e fornendo, talvolta, risposte. Sono state le città e le prospettive che le circondano e che si incrociano il focus del primo appuntamento di Elements, il ciclo di incontri non convenzionali, organizzato da EY, dedicato ai quattro elementi che mira ad aprire spazi di senso differenti interrogando la profondità delle cose.

L’incontro. che si è svolto nel wavespace di Milano, il laboratorio di trasformazione immersiva di EY dedicato a terra, acqua, fuoco e aria, ha visto il confronto di diverse prospettive per indagare da punti di vista culturali differenti il futuro della città. Grazie alla guida del teorico e giornalista, nonché Direttore Editoriale di Domus, Walter Mariotti e al coordinamento di Marco Daviddi, Managing Partner Strategy and Transactions EY, gli ospiti, prima di un momento di confronto, hanno potuto assistere agli speech ispirazionali di Piero Lissoni, architetto e designer, del filosofo Cosimo Accoto e di Antonio Armano, giornalista e scrittore, che hanno offerto le loro visioni.

 

Domande migliori per riposte efficaci


(Marco Daviddi, Managing Partner Strategy and Transactions EY - photo Nicola Marfisi)

Daviddi, aprendo l’incontro, ha posto il tema del futuro delle città, alla luce dei cambiamenti sociali, tecnologici, di comportamento in atto. Le città sono un luogo dove essere o semplicemente un posto da usare? Come stanno cambiando e come diventeranno tra qualche anno? Domande le cui risposte, non certo immediate, potranno provare a definire delle tracce per un futuro più inclusivo e sostenibile.

Nel porre il tema, Daviddi ha illustrato alcuni dati, che possono contribuire a delineare un futuro che però appare ancora non scritto. Le città sono ancora il luogo delle opportunità, con il rischio povertà che si riduce più che nel resto del territorio nazionale (Roma -1,7%; Milano -0,4%; Napoli -2,9% e Torino -1,1% tra il 2019 e il 2022), ma al contempo la popolazione inizia a distribuirsi nelle aree metropolitane secondo modelli policentrici. Il grado di copertura dell’accesso alla fibra ottica è quasi raddoppiato tra il 2019 e il 2022 (copertura FTTH dal 30% del 2019 al 53,7% nel 2022 in Italia), con crescita su tutto il territorio nazionale, non solo nelle città. Questo consente sempre più l’accesso ai servizi da remoto (ad esempio +240% le esperienze di telemedicina in Italia negli ultimi 4 anni), anche se crescono i servizi presenti nelle città. Elementi di innovazione che si legano anche alla crescita degli spazi di coworking (+12,1% dal 2019 nelle principali città italiane) che dimostra il cambiamento nelle modalità di lavoro, mentre si riduce lo stock di uffici e la mobilità metropolitana è ancora inferiore rispetto ai livelli pre-pandemia.

Mariotti ha introdotto la serata e i relatori ragionando sulla città intesa come cuore di tutti i cambiamenti e sottolineando come le città, pur occupando il 3% del globo, producono il 70% del Pil mondiale. Un paradosso concettuale che spinge a riflettere sulla dialettica città/non città e che apre numerosi interrogativi sull’antropizzazione del globo nell’antropocene.
 

Sostenibilità e qualità, la visione disruptive di architettura e design di Piero Lissoni


(Piero Lissoni, architetto e designer - photo Nicola Marfisi)

«Distruggiamo tutto!». Con questa provocazione Piero Lissoni ha riformulato il concetto di sostenibilità mettendo in luce che essere sostenibili non significa banalmente riutilizzare materiali riciclati ma costruire oggetti ed edifici destinati a durare nel tempo. Un cambio di paradigma netto rispetto a una narrazione martellante, e forse limitante, di sostenibilità. Ad essa si deve accompagnare la qualità per superare quelli che Lissoni ha definito «manufatti miserabili» che deturpano gli spazi urbani, diffondendo oscenità per la città. La qualità, nella prospettiva di Lissoni, si configura dunque come un metodo per rilanciare le visioni urbane. Per costruire edifici ma anche oggetti che durino nel tempo e possano nutrire l’occhio e l’anima del cittadino. La prospettiva del costruire e distruggere, cara a molti costruttori e architetti, costituisce un delirio che deve essere superato da nuovi approcci e da una nuova visione del mondo.

Lissoni si è poi soffermato su un aspetto enigmatico delle città: esse non possono essere pianificate né disegnate a tavolino perché, come creature, crescono naturalmente sorde alla pianificazione dell’uomo e alle sue esigenze. Sono, di fatto, delle utopie tridimensionali. Un’entropia a cui è difficile, se non impossibile, mettere ordine.
 

Trasformazione degli orizzonti epistemologici: una nuova Terraformazione che è una provocazione di senso


(Cosimo Accoto, filosofo - photo Nicola Marfisi)

Cosimo Accoto si è concentrato sulla trasformazione degli orizzonti epistemologici che stanno rivoluzionando il rapporto tra l’uomo e il mondo, proponendo una lettura culturale delle trasformazioni tecnologiche. Secondo il filosofo sono tre gli orizzonti di trasformazione che stanno cambiando il mondo:

1)     Doppio del mondo: la costituzione di digital twins è una rivoluzione epistemologica pari a quella del metodo sperimentale. Tramite una simulazione computazionale, matematica, si prova ad avvicinarsi alla complessità del mondo. Si prova, in altre parole, a ridurre lo scarto tra conoscenza astratta del mondo e il mondo stesso. Si tratta di un mondo simulativo che apre opportunità visionarie e immaginifiche;

2)     Economia della macchina: le macchine stanno colonizzando il mondo e, grazie al deep learning, riescono ad agire comportamenti senza una descrizione fornita dagli uomini. Le macchine, vista la velocità del cambiamento, saranno attori negli ecosistemi economici e permetteranno agli uomini di dedicarsi ad altro. Non dipende solo dell’IA, ma anche della robotica e dell’iperautomazione;

3)     Società dell’oracolo: nel futuro prossimo verrà superato il sistema epistemologico del feedback e si andrà verso il feedforward; ovvero a sistemi di natura predittiva. Si passerà dalla società dell’archivio, in cui la conoscenza si fonda sul dato acquisito e archiviato, a quella dell’oracolo. Basti pensare alla scrittura anticipativa, alla medicina predittiva o semplicemente agli algoritmi dei social che prevedono ciò che vogliamo vedere, alimentando i nostri feed.

Questi tre orizzonti trasformativi, ha concluso Accoto, aprono domande di senso: le macchine ci sostituiranno al lavoro?; Parleranno? Morirà, come diceva Roland Barthes, l’autore? Si perderà per sempre il referente nella fotografia? Sono provocazioni intellettuali, ha concluso Accoto, a cui occorre rispondere con un cambiamento culturale intorno agli stessi meccanismi alla base della conoscenza umana.
 

L’impoverimento della Provincia tra Oriente e Occidente e il caso Milano: trasformazioni itineranti


(Antonio Armano, scrittore - photo Nicola Marfisi)


Un viaggio tra l’Europa dell’est post Ottantanove e la crisi della provincia italiana. Quello dello scrittore Antonio Armano è stato un percorso tra la decadenza delle città dell’Unione sovietica dopo la caduta del muro di Berlino, la decadenza della provincia italiana e la rinascita di Milano. Armano ha raccontato, grazie allo sguardo registico del narratore, la desolazione e il vuoto della provincia russa e slava dopo la fine del comunismo. Città abbandonate, città fantasma con donne in cerca di nuove opportunità nei compiti di cura in Occidente e di conseguenza padri e figli spesso sbandati e in preda a dipendenze di ogni tipo. E poi il tentativo di guardare all’Occidente per superare un certo brutalismo sovietico. Parallelamente, ha proseguito Armano, si è impoverita anche la provincia italiana, a favore di alcuni contesti urbani in forte rinascita. Milano, ad esempio, nel corso degli anni, è diventato un luogo sempre più attraente, anche grazie all’EXPO, differenziandosi, anche se, però rischiando di perdere la propria identità in favore di un modello omologante. Un viaggio partito da lontano, dunque, e conclusosi nella città meneghina e con la necessità di trovare un equilibrio tra la città alveare e il rischio della decadenza e dell’abbandono.


Dialogo e incontro tra prospettive di professionisti provenienti da background eterogenei: trasformazione, velocità, cultura e qualità

(Il dialogo sulle prospettive della città - photo Nicola Marfisi)

Nella seconda parte dell’incontro, Marco Daviddi e Walter Mariotti hanno guidato gli ospiti a un confronto a partire dalle provocazioni giunte dagli speech di Lissoni, Accoto e Armano, circa la ipotizzata ingovernabilità della complessità urbana e poi provando a costruire una relazione tra mondi diversi, finalizzata a una miglior conoscenza dell’alterità.

In questa fase di confronto sono emersi punti di vista certamente diversi ma anche complementari. A partire dalla necessità, condivisa da tutti, di stare al passo con i cambiamenti che richiedono un reskilling di chi si occupa delle città; passando per una nuova centralità del welfare e dello sviluppo equo e sostenibile nell’ attività di pianificazione, sin dalla scelta dei KPIs con cui misurare il successo delle iniziative (Lamberto Bertolé, Assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano) o alla ridefinizione in chiave contemporanea dei Piani urbanistici che ormai si fondano su presupposti completamente nuovi rispetto agli anni Settanta, quando ci si illudeva di conoscere i bisogni standard dei cittadini e le loro necessità (Paolo Mazzoleni, assessore all’urbanistica del Comune di Torino).

Come cambia la salute in un mondo che va così veloce? Il cambiamento che stiamo vivendo, ha spiegato Stefano Massaro, CEO di Cerba Healthcare, è il passaggio da un sistema fondato sul single data point al costant data flow. Un cambio di paradigma netto: da un controllo saltuario della salute a un monitoraggio in tempo reale che favorisce la medicina predittiva, permettendo al paziente di adeguare i propri stili di vita in base alle esigenze messe in luce dai dati. In questo modo, l’individuo può fare autonomamente le proprie scelte, non gravando sulla collettività, anzi, liberando risorse da destinare alla sostenibilità e all’equità. L’innovazione tecnologica è quindi decisiva per un autentico progresso e non deve essere considerata come una minaccia ma come uno strumento di trasformazione di cui impadronirsi.
 

Algoritmi, innovazione e riqualificazione: il futuro del tessuto urbano

(Il dialogo sulle prospettive della città 2 - photo Nicola Marfisi)

La velocità del cambiamento della città e del mondo sono stati i focus delle riflessioni di Fabrizio Zichichi - Executive Project Director MIND & MSG - e Giovanni Maria Benucci - CEO, Fabbrica Immobiliare SGR -, che si sono concentrati rispettivamente sulle differenze di ritmo tra la rivoluzione digitale e il cambiamento culturale e sul rischio che gli algoritmi predittivi si trasformino in sistemi induttivi, con le macchine che impongono all’uomo dei comportamenti. Da qui sono emerse domande sul rapporto uomo macchina e sulle modalità con cui le macchine vengono istruite.

La possibilità di riqualificare le aree industriali dismesse è stato il focus delle riflessioni di Giuseppe Savoia (FS Sistemi Urbani) e di Luca Lucaroni (Direttore Finanziario Eurocommercial Properties). Savoia ha raccontato come la responsabilità delle Ferrovie sia quella di rendere le città accessibili e di interconnetterle (la ferrovia, del resto, è un’enorme metropolitana che connette le 100 città italiane); e poi ha descritto la riqualificazione degli scali ferroviari, riuscita grazia a uno stretto rapporto pubblico-privato. Lucaroni, invece, ha messo in luce la necessità di far evolvere di continuo i modelli dei centri commerciali avvicinandoli alle esigenze delle comunità, cambiando l’offerta e la configurazione dei luoghi. La riqualificazione delle aree, se innovativa e di qualità, è uno strumento formidabile per costruire il futuro della città. Che passa anche dalla modernizzazione dei centri commerciali a misura di cittadino.

Per l’innovazione del tessuto urbano, Gianluca Lucignano, Presidente di Roma Regeneration, ha evidenziato il valore dei laboratori di idee e di tutte quelle metodologie che permettono di incrociare visioni provenienti da stakeholder con sensibilità diverse. Con un obiettivo: supportare e stimolare la crescita e l’evoluzione delle città in modo inclusivo. Massimiliano Magrini, United Ventures, ha raccontato le potenzialità trasformative del venture capital e il suo ruolo di agente trasformativo, non solo nell’ambito dell’innovazione, ma anche nei territori e tessuti urbani in cui questa innovazione si sviluppa. Paradigmatico quanto sta accadendo a Milano, città cosmopolita e cuore pulsante dell’innovazione in Italia.


(Walter Mariotti, teorico e giornalista, Direttore Editoriale di Domus - photo Nicola Marfisi)
 

Mariotti ha concluso l’incontro ricucendo le diverse prospettive e mettendo in luce la possibilità di riscrivere le domande sulla città e sul suo futuro. Anche se, come spiegato da Lissoni, le città non potranno essere definite o pianificate del tutto, in quanto creature che si evolvono in modo naturale, spesso ignorando i piani dell’uomo. Tuttavia, le possibilità offerte dalla tecnologia, unite all’attenzione per i bisogni e le aspettative delle comunità, valorizzati anche in chiave non convenzionale, e i modelli improntati alla flessibilità e all’intrinseca trasformazione possono essere una chiave di lettura, di senso e anche di cambiamento.  

 

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