Geopolitica e sostenibilità, come vincere nella “low carbon economy”

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Dagli Stati Generali della Green Economy 2025 di Ecomondo, la visione di EY per la transizione green: tra climate tech, alleanze globali e opportunità di crescita


“Stiamo vivendo un reset dell’azione climatica, ma non un passo indietro”. Con queste parole, Marco Duso – EY-Parthenon Global Sustainability Leader & EY Italy Sustainability Leader – ha aperto il suo intervento agli Stati Generali della Green Economy 2025 di Ecomondo, tenutisi a Rimini lo scorso 5 novembre, offrendo una lettura di scenario su transizione climatica e geopolitica. In un contesto globale segnato da incertezze geopolitiche e da una narrazione spesso polarizzata, la sostenibilità si conferma una leva strategica per la competitività delle imprese.

La transizione continua, anche se in modo più complesso

Il 2025 si presenta come un anno di contrasti. Negli Stati Uniti, la politica climatica alterna accelerazioni e battute d’arresto, con effetti a catena anche in Europa. Eppure, guardando al quadro globale, emergono segnali incoraggianti: l’India ha lanciato il suo primo piano nazionale per ridurre la CO₂, Regno Unito e Brasile hanno aggiornato i target di decarbonizzazione al 2035, e in Medio Oriente la transizione energetica è sempre più vista come opportunità di business. La Cina, intanto, continua a guidare l’innovazione tecnologica nel settore green.

“C’è una crescente difficoltà nel distinguere tra percezione e realtà”, ha osservato Duso, “la sensazione è quella di una frenata, anche se i dati indicano che l’accelerazione continua, seppur in modo più articolato”.


Dall’hype alla strategia: la sostenibilità entra nel cuore del business

Secondo Duso, il mondo corporate ha superato la fase dell’hype, in cui la sostenibilità era sinonimo di rendicontazione e sperimentazione. Oggi, è parte integrante della strategia aziendale. Le imprese non si limitano più a rispondere a obblighi normativi: costruiscono modelli di business resilienti, rafforzano le tecnologie climate, integrano la sostenibilità in operazioni di M&A, R&D e pianificazione strategica.
La decarbonizzazione è diventata una questione di sicurezza energetica e nazionale”, ha sottolineato Duso. “E per le aziende significa generare valore sostenibile per gli stakeholder”.

Dati, alleanze e visione: i nuovi driver della trasformazione

Un elemento chiave di questa evoluzione è l’accesso a dati sempre più sofisticati. Le aziende dispongono oggi di strumenti analitici avanzati, che consentono decisioni informate e una misurazione precisa dell’impatto delle iniziative ESG.

“In parallelo, cresce il ruolo delle alleanze globali, come si potrà notare alla Cop30 a Belem” ha specificato Duso, “Il messaggio è chiaro: serve un’azione coordinata per il clima, supportata da policy stabili e strumenti di de-risking per gli investimenti”.

La sostenibilità come valore misurabile

Una recente indagine Morgan Stanley, citata da Duso, evidenzia come quasi il 90% delle aziende consideri la sostenibilità un’opportunità di creazione di valore. L’83% è in grado di quantificare i ritorni sugli investimenti ESG, e oltre l’80% dichiara di voler aumentare gli investimenti in resilienza. Più della metà ha subito impatti operativi da eventi climatici nell’ultimo anno.
I numeri parlano chiaro: tra il 2019 e il 2023, i membri dell’Alleanza dei CEO per il Clima hanno ridotto le emissioni del 12% e aumentato i ricavi del 20%. La sostenibilità, oggi, è un investimento strategico.

Climate Tech: tra inevitabilità e incertezza

Le opportunità nel settore climate tech si sviluppano a velocità diverse: veicoli elettrici, batterie, idrogeno pulito, fotovoltaico, nucleare, cattura della CO₂, materiali sostenibili, sistemi alimentari, smart building e soluzioni di adattamento. Alcuni trend – come la crescita della domanda elettrica e il predominio delle rinnovabili – sono ormai consolidati. Altri, come il ruolo dell’idrogeno o l’impatto energetico dei data center guidati dall’AI, restano da decifrare.
“La transizione non è lineare, ha proseguito Duso, ma la direzione è chiara: l’azione climatica è un driver di business”.

Il ruolo dei policy maker e delle imprese

Per accelerare la transizione, Duso ha rivolto un appello ai decisori politici: servono regole di lungo periodo, prevedibili, che facilitino l’accesso al capitale privato, strumenti di de-risking e semplificazione delle autorizzazioni. Alle imprese, invece, spetta il compito di decarbonizzare operazioni e filiere, investire in infrastrutture resilienti, sfruttando l’efficienza tecnologica.


EY a Ecomondo, il ruolo trasformativo del climate tech

(La Cubo EYEXPERIENCE)

L’intervento di Marco Duso si è inserito nel quadro della partecipazione di EY a Ecomondo. La firm, dal 4 al 7 novembre, ha partecipato alla fiera con un team multidisciplinare, presentando soluzioni sui temi della sostenibilità, della transizione energetica e dell’economia circolare, rafforzando il dialogo con imprese, istituzioni e stakeholder per mostrare come il climate tech possa abilitare nuovi modelli di crescita.

Durante l’intera manifestazione, EY ha presentato Green Egg, un progetto industriale che ha dimostrato come bio-economia circolare, biotecnologia, intelligenza artificiale e blockchain possano generare valore in settori strategici come food & feed, zootecnia, biometano, energia, pharma e nutraceutica.

Allo stand EY (Piscine Est 007), i visitatori hanno infatti potuto vivere la Cubo EYEXPERIENCE: un’esperienza immersiva realizzata dalla firm come partner tecnologico, insieme a Di Bella Costruzioni Srl (partner industriale) e all’Università degli Studi di Messina (partner scientifico). Un progetto che ha confermato il ruolo di EY come abilitatore strategico della transizione ecologica delle filiere industriali.


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