La Romagna nel complesso presenta un livello di readiness molto elevata (+30% circa rispetto alla media nazionale), ma l’indicatore legato ai comportamenti dei cittadini e dei lavoratori, con il +7% rispetto alla media italiana, rivela margini di miglioramento. Questo indica che ha investito e sviluppato iniziative, ottenendo dai cittadini una risposta e un coinvolgimento inferiori agli sforzi profusi.
In particolare, nella classifica dei 109 capoluoghi di provincia italiani, Rimini si posiziona in diciassettesima posizione, facendo leva sull’efficienza energetica; Ravenna ottiene il diciottesimo posto grazie a un elevato livello di spesa sociale, ma anche un ottimo punteggio sull’efficienza energetica; infine, Forlì-Cesena chiude in quarantesima posizione, con ottimi punteggi per quanto riguarda efficienza energetica e mobilità sostenibile. Le città della Romagna performano quindi molto bene sulle tematiche green e di inclusione sociale, ma risultano penalizzate da alcuni limiti legati perlopiù alla transizione digitale e, in particolare, alle infrastrutture digitali: il territorio è caratterizzato da un livello di copertura TLC relativamente basso (tipico delle città medie e medio-piccole e dell’asse adriatico).
Nel complesso, la Romagna appare il 51% più attrattiva della media nazionale e il 38% più attrattiva della media regionale per cittadini, talenti e imprenditori. Per quanto riguarda l’attrattività abitativa, il saldo dei cambi di residenza è pari a 2,3 volte la media nazionale; in termini di attrattività universitaria, la presenza di studenti stranieri è 2 volte superiore alla media regionale e 4 volte superiore alla media italiana e, infine, per quanto attiene all’attrattività imprenditoriale, il numero di nuove imprese iscritte nei registri è superiore sia alla media regionale sia alla media nazionale, con un’incidenza di start-up in linea con la media regionale ma superiore del +20% alla media nazionale. L’economia della Romagna risulta infatti decisamente più «smart» della media nazionale, anche grazie alla presenza di numerosi incubatori e co-working (più del doppio della media nazionale) e a marcate competenze digitali di base della popolazione.