L'attività dei fondi di Private Equity ha subito una contrazione di rilievo, riconducibile al clima di scarsa fiducia sul mercato e all'attesa di una ulteriore riduzione dei tassi di interesse. Tuttavia, la pipeline di potenziali M&A in Italia è solida, specialmente per le grandi operazioni di consolidamento nel settore bancario e assicurativo. Nei primi quattro mesi dell’anno, infatti, il Private Equity e i fondi infrastrutturali hanno continuato a essere un elemento trainante del mercato M&A italiano, con 150 operazioni di buy-out su target italiane, per un valore aggregato, ove disponibile, di circa 4,5 miliardi di euro, rispetto alle 208 operazioni per un valore di 10,1 miliardi nello stesso periodo del 2024. I fondi continuano a costituire una percentuale rilevante di acquirenti nelle operazioni annunciate, raggiungendo il 39%. In aggiunta, continua a essere significativa la percentuale di investimenti realizzati tramite le portfolio companies, note anche come add-on, che sottolineano il loro ruolo fondamentale nel processo di trasformazione delle aziende.
Consumi e retail: gli impatti dei dazi americani sui vari comparti
Il settore consumer, che include i beni di largo consumo, il retail e il fashion & luxury, rappresenta uno dei mercati più importanti del sistema economico italiano, con dinamiche specifiche per ogni comparto. Negli ultimi anni, la pandemia di Covid-19 e l'elevata inflazione degli ultimi due anni, hanno modificato i comportamenti dei consumatori e alzato le tensioni tra i diversi attori della filiera.
Nel breve termine, sebbene il comparto grocery non dovrebbe soffrire particolarmente dei nuovi dazi, ci si aspetta una forte attenzione ai prezzi al consumo per prevenire un calo della domanda e promuovere la fidelizzazione dei consumatori. Nel settore retail non-food, si prevede il consolidamento su pochi attori per ogni verticale e un aumento delle transazioni online. La sospensione temporanea dei dazi da parte di Trump offre un sollievo momentaneo al settore italiano del fashion & luxury; tuttavia, le tensioni commerciali continuano a rappresentare una fonte di preoccupazione.
Per i brand italiani, il 2025 sarà un anno cruciale per accelerare la diversificazione geografica. Per le aziende, infatti, esposte verso il mercato US, sarà importante comprendere quale è l’elasticità al prezzo in relazione alla base clienti di riferimento e, eventualmente, quanto dell’incremento dei prezzi dovuto alle nuove tariffe potrà essere trasferito sulla filiera produttiva, già in molti casi sotto pressione, e quanto potrà essere assorbito come riduzione della profittabilità. Inoltre, molte aziende stanno conducendo analisi strategiche riguardo all’opportunità di trasferire o installare capacità produttiva negli Stati Uniti, anche se ciò appare molto complesso nel breve termine.
In generale, la domanda mondiale tenderà ad essere influenzata dalle politiche dell’amministrazione statunitense e i consumatori tenderanno a essere più cauti e selettivi, acquistando meno ma con maggiore attenzione alla qualità, all'identità creativa e alla personalizzazione, facendo emergere un nuovo concetto di lusso: più consapevole, selettivo e orientato verso nuovi mercati e priorità.
Potenzialità di crescita per il settore della difesa: opportunità e sfide
Il settore della difesa europea si trova al centro di una trasformazione importante dove l'Italia ha l'opportunità di diventare uno dei principali attori di riferimento. Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che richiede l'emissione di un Libro Bianco della Difesa, denominato Defence Readiness 2030, che mira a colmare le lacune nelle competenze, sostenere l'industria della difesa europea e rafforzare il mercato della difesa dell'UE.
Nonostante il dibattito politico sia stato molto vivace e ci siano ancora oggi posizioni diverse sulle modalità con le quali perseguire gli obiettivi di difesa comune europea, l’incremento delle spese per la difesa in Europa rappresenta una rilevante opportunità per l’Italia, che è il terzo produttore di tecnologia militare in Europa
Tuttavia, a livello nazionale permane una rilevante sfida in quanto la dimensione media delle aziende sul territorio è particolarmente ridotta. La filiera in Italia infatti coinvolge 4.000 aziende, il 90% delle quali con meno di 10 dipendenti e solo 21 con un fatturato superiore ai 200 milioni di euro. Le aziende del settore dovrebbero quindi orientarsi verso un processo di aggregazione per essere in grado di supportare l’importante processo di investimento atteso. Il settore pubblico poi, come auspicato dalla risoluzione, dovrebbe facilitare tale processo di aggregazione tramite interventi agevolativi.