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08 set 2025  | Milano, Italy

Corsa agli investimenti infrastrutturali: attesa maggiore concorrenza (66%) e investimenti mirati a ridurre il gap (67%)

Secondo i risultati dell’EY Italy Infrastructure Barometer 2025, il settore infrastrutturale italiano si conferma un mercato strategico nell’UE
 
  • Il 78% degli operatori valuta la qualità delle infrastrutture italiane in linea con la media europea (+10% rispetto al 2024).
  • Il 36% ha destinato oltre il 30% del portafoglio a progetti greenfield (+10% circa rispetto al 2024); tra questi, l’86% registra performance in linea con le attese (+6%).
  • Il settore energetico, con focus su rinnovabili ed efficienza energetica, guida le intenzioni d’investimento (35%).
  • Sostenibilità e tecnologia come leve strategiche: solo il 13% non considera i criteri ESG nelle proprie valutazioni, mentre il 38% vede nell’AI un alleato chiave per la transizione energetica.

Milano, 8 settembre 2025. I nuovi risultati emersi nell’EY Italy Infrastructure Barometer 2025 confermano la crescente fiducia nel settore infrastrutturale nazionale che si posiziona come un mercato chiave nell’Unione europea. Il sondaggio annuale condotto da EY coinvolge dirigenti di grandi aziende, investitori infrastrutturali, istituti finanziari e private equity operanti a livello mondiale nel settore delle infrastrutture e con una radicata presenza anche in Italia. Con l’obiettivo di valutare la fiducia degli investitori e degli operatori del settore, secondo la survey, il 66% degli intervistati prevede nei prossimi 12 mesi un aumento della concorrenza per gli investimenti in infrastrutture e relativi finanziamenti, segnale di un ecosistema dinamico e in crescita.

I nostri dati mostrano come l’Italia stia accelerando nella modernizzazione delle reti e nella transizione energetica. Innanzi tutto, è in forte miglioramento, negli ultimi anni, la percezione della qualità delle infrastrutture in Italia (il 78% le considera le considera in linea con la media europea, in aumento di oltre il 10% rispetto al 2024. Inoltre, cresce l’asset allocation verso progetti cosiddetti greenfield (ora al 36%, + 10% rispetto allo scorso anno). Questi sono segnali di un ecosistema che è in grado di attrarre capitali nazionali e internazionali su iniziative progettuali che hanno, per loro caratteristiche, orizzonti di medio-lungo termine.
Permangono, ad ogni modo, alcuni punti di attenzione sul tema procedure autorizzative, in quanto la “burocrazia” è indicata dall’85% degli operatori come principale freno agli investimenti infrastrutturali. Questo è un tema complesso, perché gli investimenti infrastrutturali possono determinare impatti che richiedono approfondite valutazioni ex ante, ma occorre continuare a lavorare per garantire agli investitori e operatori certezza regolatoria per sostenere l’evoluzione dei progetti in corso e futuri. In questo contesto, il ruolo dell’Italia come hub infrastrutturale in Europa può certamente rafforzarsi, specie nei settori dell’energia, dei trasporti e dei data center e, guardando al futuro, lo sviluppo dell'agenda infrastrutturale nazionale resta centrale per la strategia economica del Paese e per guidare la crescita di lungo periodo

EY Italy Infrastructure Barometer 2025

Secondo i risultati analizzati nell’EY Italy Infrastructure Barometer 2025, gli investitori sono sempre più interessati a progetti greenfield: il 36% dichiara di aver destinato oltre il 30% del portafoglio a iniziative in fase di sviluppo e, tra chi ha investito, l’86% segnala performance in linea con le attese. Complessivamente, gli investimenti si sono concentrati nel Nord del Paese (45%), seguiti dal Centro Italia (36%) e dal Sud (19%).

 

Dalla nostra survey si evidenzia un mercato infrastrutturale italiano in forte evoluzione, con una domanda solida per il comparto energetico e un recupero significativo nei trasporti (19%). Il settore energetico, infatti, e in particolare l’ambito delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, guida le intenzioni d’investimento (35%), in linea con lo scorso anno. Inoltre, la sostenibilità si conferma un driver imprescindibile in quanto solo il 13% degli operatori dichiara di non considerare i criteri ESG nella valutazione degli asset. Parallelamente, l’adozione dell’intelligenza artificiale (38%) si afferma come leva strategica per efficienza, resilienza di rete e manutenzione. A supporto di questo scenario, strumenti come i decreti FER X e FER 2 o ancora il meccanismo MACSE per i sistemi di accumulo contribuiscono a rendere i progetti più solidi, ampliando l’accesso ai capitali e rafforzando la capacità di attrarre investitori

Sul fronte delle leve abilitanti, il contesto normativo e finanziario europeo nonché nazionale si sta consolidando grazie ai decreti FER 2 e FER X che accelerano lo sviluppo delle rinnovabili; inoltre, il meccanismo MACSE permette l’avvio di aste per i sistemi di accumulo BESS con contratti quindicennali. A queste iniziative, si affiancano partenariati strategici tra l’Italia e altri Paesi che ampliano il bacino di capitali e la cooperazione tecnologica in ambiti chiave per la sicurezza energetica e l’innovazione.

La tecnologia è infatti una leva trasversale di trasformazione: cresce la quota di operatori (38%) che riconosce nell’AI soluzioni di crescita per il settore (in aumento del 7% circa rispetto allo scorso anno), con applicazioni che vanno dall’ottimizzazione della domanda/offerta e della resilienza di rete nell’energia, alla manutenzione predittiva e alla gestione smart della mobilità nei trasporti. In parallelo, la sostenibilità sta trasformandosi da una visione meramente di compliance a un’opportunità di business in termini di competitività: solamente il 13% degli operatori coinvolti nella survey dichiara di non considerare i criteri ESG (Environmental, Social e Governance) nella selezione degli asset, mentre cresce l’attenzione ai temi quali climate change, carbon neutrality e sostenibilità sociale.