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29 set 2025  | Milano, Italy

EY Global Wealth Research 2025: cresce la fiducia negli advisor finanziari, ma gli investitori chiedono più trasparenza e soluzioni innovative

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  • Le tensioni geopolitiche restano la principale fonte di preoccupazione per il 55% degli investitori italiani, che si dichiarano però largamente soddisfatti del proprio wealth manager per i servizi offerti.
  • Solo il 40% si sente ben preparato a raggiungere i propri obiettivi finanziari.
  • Cresce la diversificazione dei provider e l’interesse per investimenti alternativi, ma il mattone resta l’asset preferito.
  • L’adozione dell’AI è vista con favore, ma privacy e “tocco umano” sono temi sensibili.

Milano, 29 settembre 2025 – Le tensioni geopolitiche e le guerre commerciali sono la principale fonte di preoccupazione per la maggior parte degli investitori italiani (55%). È quanto emerge dall’edizione 2025 dell’EY Global Wealth Research Report, indagine che ogni due anni fotografa i sentimenti dei Wealth Management Clients: individui e famiglie che detengono un patrimonio netto elevato – fino a 25 milioni di euro – e si rivolgono ad un wealth manager per proteggerlo dalla volatilità e farlo crescere nel tempo.

L’analisi ha coinvolto oltre 3.600 clienti distribuiti in 30 Paesi, tra cui l’Italia, ed è stata presentata durante l’evento “Wealth Management dalla prospettiva del cliente: priorità emergenti e nuove aspettative”, lunedì 29 settembre a Milano. 

Incertezza e fiducia: come reagiscono gli investitori italiani

Gli investitori italiani non sono pronti a navigare nella complessità, agitata dallo scenario economico e dalle dinamiche politiche. Infatti, solo due intervistati su cinque ritengono di essere “ben preparati” a raggiungere i proprio obiettivi finanziari (il 36% si sente “abbastanza preparato”).

In risposta, più della metà dei clienti (il 53%) ha aumentato il numero di incontri con il proprio advisor per approfondire gli eventi di mercato e discutere in particolare come Proteggere e conservare le proprie ricchezze, indicato come uno dei due temi più importanti tra quelli affrontati dall’89% degli intervistati.

Mentre quindi il sentimento di incertezza è il fattore comune nei confronti dei mercati, l’approccio verso i propri advisor è di sostanziale fiducia: l’83% dei clienti non nutre dubbi sulla correttezza delle commissioni applicate, mentre i costi nascosti continuano a preoccupare un intervistato su due (51%). 

Wealth Management dalla prospettiva del cliente: priorità emergenti e nuove aspettative

Le tensioni geopolitiche restano la principale fonte di preoccupazione per il 55% degli investitori italiani, che si dichiarano però largamente soddisfatti del proprio wealth manager per i servizi offerti.

Performance e diversificazione guidano le scelte degli investitori

Quattro investitori italiani su dieci affidano la gestione dei loro portafogli a banche commerciali e retail, una tendenza in crescita rispetto al 2022 (+10%).

In generale, il principale fattore che guida nella scelta dei wealth manager per una quota significativa dei clienti (75%) è la valutazione della performance degli investimenti.

In media, gli intervistati italiani si affidano a più di due wealth manager, mostrando di preferire una strategia di diversificazione anche dei fornitori. Un’attenzione premiata dal tasso di soddisfazione per l’accesso a prodotti e servizi, così come per la performance degli investimenti, rispettivamente dell’87% e dell’85%. 

Fiducia, rischio e trasparenza: le nuove priorità nella gestione dei patrimoni

Il rapporto di fiducia tra investitori e clienti diventa l’asse attorno al quale indirizzare sulla scelta dei prodotti, in base a propensione al rischio, rendimenti attesi e commissioni all’ingresso e in uscita.

Nonostante la maggioranza dei clienti (53%) consideri importante acquisire maggiori informazioni su forme alternative di investimento, soltanto una minima parte (10%) è stata attivamente ingaggiata dal proprio advisor su questa tipologia di prodotti, suggerendo la necessità per gli operatori di incrementare l’efficacia commerciale per estendere la penetrazione dei prodotti innovativi. Il rischio associato agli investimenti alternativi preoccupa una parte significativa degli intervistati italiani (47%), seguito dalla mancanza di trasparenza o chiarezza delle informazioni sul profilo di rischio e su quello di rendimento (38%). Non sorprende quindi che l’asset alternativo più diffuso sia ancora il mattone (53%); forte anche l’interesse verso gli hedge fund azionari (51%) – fondi che generano rendimenti slegati dall’andamento dei mercati, attraverso un’ampia gamma di strategie di investimento – e il private equity (35%) – acquisizione del capitale di rischio di aziende non quotate, che presentano un elevato potenziale di sviluppo.

Rispetto ai modelli di tariffazione, cresce più del doppio la percentuale di investitori che opta per commissioni basate sulla performance (24%, rispetto al 10% nel 2022); triplica, invece, il numero di clienti che opta per un mix di modelli tariffari (23%, rispetto al 7% nel 2022). 

Cresce l’attenzione sulla pianificazione finanziaria e i passaggi generazionali

Pensare al proprio futuro, adottando una strategia di pianificazione finanziaria, emerge come priorità. Infatti, oltre la metà degli intervistati (53%) utilizza servizi di pianificazione finanziaria e pensionistica; in crescita gli strumenti di pianificazione fiscale e di governance, utilizzati rispettivamente dal 49% e 31% degli intervistati, suggerendo un certo margine potenziale di sfruttamento.

Il 56% dei clienti non si ritiene preparato al trasferimento intergenerazionale della propria ricchezza, e una larga maggioranza degli eredi italiani (90%) si dichiara molto o abbastanza propenso a continuare a lavorare con lo stesso advisor finanziario del donatore.

Millennial, boomer e Gen X: tre modi diversi di vivere il wealth management

Dall’indagine emergono alcune differenze generazionali nette nella gestione dei patrimoni: i millennial italiani (nati tra il 1981 e il 1994) sono i più autonomi e digitali, con il 78% che dichiara di avere oggi un maggiore controllo sui propri portafogli e il 67% che ha intensificato il dialogo con il proprio wealth manager. I boomer (1946-1964), invece, restano più legati alla relazione personale e alla reputazione del brand, mentre la Gen X (1965-1980) si distingue per una forte propensione all’uso di strumenti digitali (69%).
Anche le priorità cambiano: i millennial guardano ai tassi di interesse (56%), i boomer ai rischi geopolitici (69%), la Gen X teme soprattutto l’incertezza economica (53%). Nella scelta dei partner finanziari, i millennial sono i più dinamici e aperti a nuovi interlocutori, mentre i boomer preferiscono le relazioni personali con gli advisor finanziari.

Wealth management e AI: approccio cauto, attenzione ai rischi

Infine, merita un approfondimento l’adozione dell’Intelligenza Artificiale nel wealth management, vista con crescente interesse da parte dei clienti italiani: il 47% si aspetta che il proprio provider la integri nei servizi offerti, percentuale che sale al 75% tra i clienti che superano un milione di patrimonio (Very High Net Worth). Ciò nonostante, resta una certa prudenza tra gli investitori italiani nei confronti dell’AI, con forti riserve: tra le principali preoccupazioni emergono l’uso improprio dei dati (56%), la tutela della privacy (53%) e la mancanza di un “tocco umano” (40%).

I dati ci dicono che l’industria del wealth management in Italia sta pienamente soddisfacendo le esigenze dei clienti: l’80% di essi, infatti, si dichiara soddisfatto su molteplici aspetti del servizio. Il valore percepito resta tuttavia largamente connesso alle performance d’investimento e i clienti rimangono preoccupati per gli eventi geopolitici (55%). Il ruolo del wealth management italiano è di guidarli con competenza e visione, aiutandoli a trasformare l’incertezza in opportunità e valorizzando appieno le competenze di consulenza patrimoniale, guardando al contempo alle opportunità che l’innovazione offre, dalle asset class alternative all’utilizzo delle nuove tecnologie