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Disclaimer. Ultime avvertenze prima della rivoluzione

È iniziato il 17 settembre, all’Università di Siena, il tour nazionale sull’AI promosso dal Corriere e Cineca supportato da EY. Al centro degli incontri nelle università italiane gli impatti dell’intelligenza artificiale
 

Disclaimer. Ultime avvertenze prima della rivoluzione è il progetto del Corriere della Sera e Cineca, supportato da EY, che prevede incontri, workshop e masterclass, dedicati all’intelligenza artificiale, che sta facendo tappa in alcune delle principali università italiane.  Il focus degli incontri, moderati da Riccardo Luna, è l’impatto della rivoluzione digitale guidata dall’AI.

Nelle tappe di questo tour, alcuni professionisti di EY sono intervenuti e interverranno per portare il punto di vista della firm sui principali temi legati alla rivoluzione digitale: dalla medicina, alla sicurezza, passando per la cultura, il lavoro e l’informazione.

Il percorso, partito da Siena, ha toccato Bari (25 settembre), Napoli (8 ottobre), Padova (14 ottobre) e giungerà a Torino (7 novembre), Venezia (10 novembre), Roma (26 novembre), Palermo (3 dicembre) e Milano (10 dicembre).


Agentic e physical AI, la finestra di opportunità che attende l’Europa

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(L’intervento di Donato Ferri, durante la tappa romana di Disclaimer)

L’ibridazione tra i saperi umani e quelli degli agenti virtuali, ma anche le opportunità per le aziende europee nell’era dell’AI. Sono stati questi i principali temi dell’intervento tenuto da Donato Ferri, EY Europe West Consulting Leader, durante la tappa romana di Disclaimer ‘’AI e informazione’’, che si è svolta lo scorso 26 novembre all’Università Sapienza di Roma. Nel suo intervento, Ferri ha delineato il percorso evolutivo dell’adozione dell’intelligenza artificiale nelle imprese, evidenziando come questa tecnologia stia trasformando radicalmente il modo in cui le organizzazioni generano, proteggono e sviluppano la conoscenza.

Dopo una fase iniziale di education, in cui le aziende hanno iniziato a comprendere le potenzialità dell’AI, soprattutto nella sua declinazione generativa, si è passati – fase due – a una sperimentazione più intensa e oggi il mercato sta entrando in una terza fase, caratterizzata da un approccio più strutturato e orientato alla creazione di valoreIn questo momento, oltre alla Generative AI, stanno emergendo le potenzialità dell’Agentic AI e della Physical AI, che consentono di integrare l’intelligenza artificiale lungo tutta la catena del valore, trasformando profondamente processi e modelli operativi.

L’Europa, in questo quadro, ha spiegato Ferri, si trova di fronte a una sfida cruciale: passare da un dibattito focalizzato su regole e rischi a una strategia che acceleri la competitività industriale. La Sovereign AI, ha aggiunto, rappresenta un’opportunità per costruire soluzioni coerenti con le esigenze delle imprese europee, più vicine alle tecnologie agentiche e fisiche che alle logiche consumer degli LLM. L’AI, in questo senso, è destinata a diventare un pilastro per la crescita economica, a patto che le aziende sappiano far evolvere il proprio modello organizzativo, facendo dialogare sistemi e modelli diversi in un’ottica di cultural fluency, e che siano in grado di colmare lo skill mismatch, formando nuove competenze.
L’AI, ha concluso Ferri, è una tecnologia che cambia il modo in cui le organizzazioni apprendono e si evolvono. Chi saprà interpretare questa fase in maniera olistica, integrando competenze umane e agentiche, avrà davanti a sé un’importante finestra di opportunità.

 


AI e Beni Culturali: innovazione e accessibilità per il futuro del patrimonio artistico

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(Giuseppe Perrone, a destra, durante il suo intervento)

Lunedì 10 novembre, il ciclo di incontri Disclaimer del Corriere della Sera è giunto all’Università Ca’ Foscari di Venezia: il palco ideale per approfondire in che modo l’AI possa valorizzare il patrimonio artistico italiano, nell’ecosistema dei beni culturali.
Il settore vale circa 150 miliardi di euro, cifra che sale fino a 300 miliardi se si includono le filiere del Made in Italy, equivalenti a circa il 16% del PIL nazionale. “Un comparto che da solo potrebbe creare un’industria per le prossime generazioni”, ha sottolineato Giuseppe Perrone, AI & Data Consulting Leader, che intervenendo per EY ha analizzato il ruolo dell’AI come acceleratore per il mondo della cultura e dell’arte.

Perrone ha presentato alcuni casi che vedono EY protagonista, tra cui la fruizione virtuale del Padiglione Italia, all’Expo di Osaka: in occasione dell’Esposizione universale in Giappone, insieme ad Almaviva EY ha reso accessibile da remoto il Padiglione Italia, dando vita a un digital twin. Si tratta di un percorso virtuale 3D delle opere esposte disponibile su app, dai capolavori dei Musei Vaticani al Codice da Vinci. Perrone ha citato i risultati: a fronte di oltre 25 milioni di visite fisiche, l’app è stata scaricata più di 7 milioni di volte, con 12 milioni di visualizzazioni nei primi quattro mesi. “Queste tecnologie permettono a chiunque di accedere alla conoscenza e alla creatività italiana”, ha aggiunto Perrone.In questo contesto, il turismo e la valorizzazione del Made in Italy dovranno evolvere verso modelli sostenibili che ne favoriscano una più ampia e diffusa accessibilità. La trasformazione in corso non è pertanto solo tecnologica, ma anche antropologica, perché riguarda le persone e il modo di pensare. Il patrimonio culturale può diventare il cuore di una “nuova intelligenza culturale aumentata”, dove il sapere antico si reinterpreta in chiave moderna. Le professioni del futuro non potranno che combinare competenze tecnologiche, nuove narrative e una profonda conoscenza della storia delle arti. 


AI e Moda: innovazione, sostenibilità e nuove competenze per il futuro del fashion system

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(L'intervento di Anna Nasole)

Il ciclo di incontri Disclaimer del Corriere della Sera ha fatto tappa all’Università di Torino, venerdì 7 novembre, per scandagliare con i protagonisti del mondo accademico e del business il futuro della moda, dal processo di creazione alla produzione.
Per EY è intervenuta Anna Nasole, Fashion & Luxury Leader, che ha analizzato il ruolo della transizione tecnologica nel ripensamento del settore. In particolare, l’AI giocherà un ruolo determinante in tutti gli ambiti chiave: dalla progettazione e innovazione dei prodotti alla gestione della supply chain, alla ottimizzazione degli algoritmi di previsione e gestione canali DTC, fino alla relazione con i consumatori, sempre più orientati verso esperienze di acquisto personalizzate e potenziate dall’AI, nonchè all’ottimizzazione delle scorte, migliorando efficienza, reattività e cash flow. Infatti, il 50% delle aziende che l’hanno adottata dichiara benefici concreti in termini di riduzione dei costi e incremento dei profitti.

Nel suo intervento, Nasole ha citato l’impiego dei digital twin, che permettono di simulare le caratteristiche della materia prima e identificare i processi produttivi più efficienti. In questo ambito, EY ha supportato clienti nella gestione della filiera produttiva ottenendo la riduzione del 30% dei costi di allevamento ed un efficientamento del processo di prototipia nell’intorno del 15-40%Come ha spiegato Nasole, l’AI accelera la prototipazione e ottimizza i processi, ma la vera trasformazione non è tecnologica, è culturale. Alla base c’è la necessità di avere un paradigma che non si basi sul percorso tradizionale: fornitura strumento tecnologico, formazione sullo strumento, adeguamento cultura aziendale. L’Intelligenza Artificiale si nutre di conoscenza e di modi di fare, trasforma le modalità di pensare ed eseguire. È necessario quindi comprendere come integrarla nella cultura aziendale, per poter cogliere al meglio i punti di innovazione o di criticità e il suo potere di trasformazione. Da qui passare a interventi di formazione che tengano conto delle esperienze e delle capacità dell’individuo e del gruppo, definendo e misurando l’effettiva attuazione degli interventi. Infine, gli strumenti tecnologici che attivano la nuova cultura e le competenze acquisite.
In questo modo, la tecnologia potrà essere sfruttata non tanto per rispondere più velocemente, ma per pensare in modo più profondo, creare soluzioni innovative e personalizzate realizzando una contaminazione positiva che crea valore per tutto l’ecosistema. In un settore che unisce creatività, istinto e business, l’AI non sostituisce il talento: lo amplifica, rendendo possibile, da un lato, innovare responsabilmente, dall’altro, rispondere alle nuove aspettative dei consumatori.


Dati, salute e AI: la sfida dell’interoperabilità e della trasparenza

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(Il panel moderato da Riccardo Luna, con Augusto Ruggeri, Angelo Dei Tos ed Elvira Cazzaniga)

Nel suo intervento alla tappa padovana di Disclaimer, svoltasi lo scorso 14 ottobre e dedicata al rapporto tra intelligenza artificiale e Salute, Augusto Ruggeri, Healthcare Business Consultant di EY, ha evidenziato come la medicina non possa essere considerata una scienza esatta, bensì una scienza statistica, basata sulla probabilità, l’intuizione e l’esperienza. In un simile contesto, l’AI può rappresentare un alleato prezioso per interpretare la crescente complessità dei dati sanitari: non solo quelli clinici, ma anche quelli genetici ed epigenetici, ambientali e sociali, come quelli legati al microbiota o all’exposome.
Tuttavia, Ruggeri ha sottolineato che l’abbondanza di informazioni rischia di generare la cosiddetta analysis paralysis, condizione nella quale l’eccessiva quantità di dati limita la capacità analitica e, di conseguenza, impedisce di prendere una decisione o agire bloccando il processo decisionale.
Per superare questa impasse, è necessario costruire ecosistemi di dati interoperabili e sviluppare algoritmi capaci di individuare correlazioni nascoste, i cosiddetti hidden patterns, che rivelano legami e correlazioni tra sintomi, cause e cure e supportano il medico nelle decisioni cliniche. In questo scenario, l’AI diviene uno strumento imprescindibile, che non può essere una black box, ma deve essere spiegabile, trasparente e conforme alle normative, garantendo che il percorso logico che porta a una diagnosi o a una scelta sia chiaro, che le informazioni siano affidabili e che le responsabilità siano definite. Tale esigenza di trasparenza e tutela dei diritti è sancita da un quadro normativo sempre più articolato, che comprende l’AI Act e l’articolo 22 del GDPR. Non a caso, EY è impegnata in prima linea nello sviluppo di soluzioni di AI Explainability, per garantire che ogni decisione algoritmica sia comprensibile, verificabile e rispettosa dei diritti individuali. Solo così l’AI potrà diventare uno strumento di fiducia, al servizio della medicina e delle persone.


Cybersecurity e AI: consapevolezza come prima linea di difesa

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(L’intervento di Fabio Cappelli, al centro)

Il Disclaimer tour del Corriere della Sera ha fatto tappa all’Università Federico II di Napoli, mercoledì 8 ottobre, per riflettere sul ruolo dell’intelligenza artificiale nella difesa dalle minacce digitali. Per EY è intervenuto Fabio Cappelli, Offensive & Defensive Cybersecurity Leader, spiegando che l’AI è una innovazione che può migliorare la qualità della vita lavorativa, perché in grado di assistere nelle attività quotidiane, semplificando le operazioni ripetitive e liberando tempo per compiti a maggiore valore aggiuntoL’AI genera due tendenze opposte: da un lato l’aumento delle minacce, dall’altro un potenziale supporto al loro contenimento. Tuttavia, gli autori di attacchi informatici sono spesso avvantaggiati, in quanto possono sperimentare in tempo reale, con costi minimi. Per questo, è fondamentale un uso consapevole e controllato dell’AI, che valorizzi l’intelligenza umana e mantenga alta la soglia di attenzione. 
Nella fase iniziale di adozione delle tecnologie basate su intelligenza artificiale, è probabile che si assista a un aumento dei rischi, dovuto alla rapidità dell’innovazione e alla limitata preparazione del contesto. Tuttavia, nel medio-lungo periodo, è ragionevole aspettarsi un progressivo riequilibrio, favorito dalla maturazione dell’ecosistema tecnologico, dall’evoluzione del quadro normativo e da una crescente consapevolezza da parte degli utenti. La sicurezza digitale, in questo scenario, diventerà sempre più una responsabilità condivisa tra sviluppatori, istituzioni e cittadini. Nel suo intervento, Cappelli ha segnalato l’incremento degli attacchi informatici, con un raddoppio dei casi di DDoS – quando un servizio online è sovraccaricato da traffico dannoso – e una crescente diffusione di ransomware, per cui si è spinti a pagare un riscatto per decriptare dati sensibili trafugati e diffusi nel dark web.

Le aziende si trovano così a fronteggiare minacce sempre più sofisticate, come il phishing evoluto e i deepfake, capaci di simulare videoconferenze realistiche prodotte in meno di un’ora, o tramite messaggi vocali con voce clonata a partire da pochi secondi di audio rubati. Inoltre, gli agenti AI rappresentano un nuovo punto d’accesso per la raccolta di informazioni sensibili, come email, documenti e dati riservati. Per questo, rafforzare la sicurezza non significa più proteggere soltanto smartphone e computer, ma anche rendere gli strumenti di AI più resilienti e meno vulnerabili a manipolazioni esterne. La protezione dei dati personali è anche la priorità etica più sentita tra quelle legate all’AI, come fotografato dall’AI Barometer 2025 di EY. In un contesto in cui le minacce digitali si evolvono con rapidità e precisione, la consapevolezza personale diventa il primo strumento di difesa. Anche i professionisti più esperti, sotto pressione, possono commettere errori: per questo EY investe in esercitazioni e formazione continua. “Oggi – ha concluso Cappellinon è più l’errore grammaticale a tradire un attacco, ma la perfezione del messaggio”.


Etica e consapevolezza: l’AI come scelta culturale

(L’intervento di Nadia Alegiani)

Nel suo intervento alla tappa barese di Disclaimer, intitolata ’AI e Spiritualità’’, Nadia Alegiani, Partner EY in ambito people consulting, ha posto l’accento su una dimensione spesso trascurata nel dibattito sull’intelligenza artificiale: quella etica. In un contesto in cui l’adozione dell’AI cresce rapidamente – +34% in un solo anno secondo l’EY AI Barometer – Alegiani ha evidenziato come il vero rischio non sia solo tecnologico, ma culturale.  Se il 74% dei manager dichiara di conoscere il framework etico della propria azienda, solo il 47% dei dipendenti ne è consapevole, nonostante siano proprio loro a utilizzare quotidianamente strumenti di AI per aumentare la produttività. Questo scollamento, ha spiegato, rende urgente un approccio più inclusivo e strutturato, che parta dalla definizione di una strategia etica chiara e arrivi fino allo sviluppo delle competenze dell’utilizzatore finale.
L’etica, per EY, non è solo una questione di compliance, ma un elemento distintivo di leadership e sostenibilità. Alegiani ha inoltre sottolineato come l’AI, se non guidata da valori umani, rischi di amplificare bias e disuguaglianze, anche nei processi di selezione del personale. Per questo, ha concluso, è fondamentale mantenere il contatto umano nei momenti decisivi e investire oggi nella trasformazione dei profili professionali, per evitare l’obsolescenza delle competenze e costruire un futuro del lavoro più equo.


Dati, algoritmi e talento: come l’intelligenza artificiale sta cambiando l’industria farmaceutica

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(L'intervento da remoto di Giuseppe Santonato)

Nel suo intervento, nella prima tappa di Disclaimer, a Siena, il 17 settembre, Giuseppe Santonato - AI Leader, EY Europe West - ha spiegato che l’intelligenza artificiale non è più una promessa di trasformazione: è la leva che sta rivoluzionando la ricerca farmaceutica. Dal primo antibiotico scoperto con algoritmi, Halicina, al supporto per il vaccino COVID sino alle terapie per malattie rare e tumori, stiamo vivendo un cambio di paradigma epocale. Negli ultimi 12 mesi gli investimenti nel settore sono cresciuti del 55%, il mercato globale supererà i 2 miliardi entro fine anno e punta a oltre 16 miliardi entro il 2034. Ogni studio clinico genera circa 3,6 milioni di punti dati, mentre l’80% degli esiti sanitari dipende da fattori non clinici: integrarli e liberarli dai silos è la sfida decisiva.
Non si tratta di aggiungere tecnologia, ha concluso, ma di ripensare il DNA delle organizzazioni: orchestrare dati, talenti e governance per accelerare la scoperta e portare cure ai pazienti più velocemente. Chi saprà farlo guiderà la prossima rivoluzione del settore, trasformando complessità in speranza.


Scarica l'EY Italy AI Barometer 2025


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