4 Tempo di lettura 16 feb 2021

Come è cambiata la sostenibilità delle aziende italiane dopo il Covid-19?

Da EY Italy

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4 Tempo di lettura 16 feb 2021

Per il 63% delle aziende, le attività di contrasto ai cambiamenti climatici continueranno senza particolari problemi nonostante la pandemia: le aziende che mettono in atto iniziative di economia circolare sono oltre il 40%.

La pandemia da Covid-19 è un grande acceleratore della transizione sostenibile e l’insediamento del nuovo Governo, con un dicastero specifico su questa tematica, sottolinea l’urgenza di avere un piano di azione concreto e coordinato.

Le istituzioni mostrano una rinnovata sensibilità sui temi ambientali e sociali ma come si stanno muovendo le aziende a riguardo?

Una ricerca di EY, "Seize the change: futuri sostenibili", presentata in occasione dell’EY Sustainability Summit, presenta un’analisi dettagliata sull’integrazione della sostenibilità nel business delle aziende nazionali con particolare riferimento ai piani strategici, ai cambiamenti climatici, alla finanza sostenibile, all’economia circolare e alla mobilità.

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Partendo da un campione di oltre 260 aziende italiane di diversi settori, di cui 62 sono state intervistate e 201 analizzate sulle dichiarazioni non finanziarie, emerge come il tessuto imprenditoriale stia aggiornando le proprie strategie in termini di sostenibilità in un periodo di forte trasformazione accelerata dell’emergenza Covid-19.

Molte aziende stanno fissando obiettivi di riduzione del carbonio, compiendo progressi verso lo zero netto e rimuovendo le emissioni di gas serra dall'atmosfera. Tuttavia, è sempre più evidente che questi impegni attuali non sono sufficienti.

A questo proposito, oggi EY è ufficialmente carbon neutral in tutte le aree di emissioni, rispettando così l'impegno preso al World Economic Forum ma l’obiettivo è diventare carbon negative nel 2021 per creare valore a lungo termine per gli stakeholder.

I piani di sostenibilità

Quello che si nota è una maggiore sensibilità ma non ancora del tutto focalizzata: il 70% delle aziende ha previsto infatti un piano di sostenibilità corredato da obiettivi ma nel 39% dei casi sono stati formalizzati dei target quantitativi, mentre solo il 23% delle aziende analizzate ha definito le tempistiche del raggiungimento degli obiettivi.

Emerge inoltre un aumento importante della percentuale di aziende che fornisce una descrizione qualitativa e/o quantitativa del proprio piano di sostenibilità: 50%, ben 18 punti percentuali in più rispetto al 2018. Resta però un'altra metà che non presenta alcun piano, o che si limita a fornire una breve descrizione su alcuni temi.

Un altro numero indicativo di ritardo strutturale è la percentuale di aziende con un piano associato agli Obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall'Onu: la quota è ferma al 17% negli ultimi tre anni.

L’impatto del Covid-19

Ma quale è al momento l’impatto della pandemia sui piani di sostenibilità?

Il 23% delle imprese non intravede scossoni pandemici per le attività previste nei piani di sostenibilità, mentre il 44% prevede il ridimensionamento delle iniziative nel breve periodo in alcuni ambiti e la progressiva ripresa a regime delle attività in cantiere.

Il 33% di aziende ritiene invece che la mutazione del contesto innescata dal Covid-19 fungerà da acceleratore per una transizione verso modelli maggiormente sostenibili, stimolando una modifica degli obiettivi di sostenibilità.

La crisi causata dal Covid-19 ha provocato cambiamenti senza precedenti in tutti i mercati e dobbiamo pertanto accelerare la trasformazione del business cogliendo nuove opportunità di investimento e di crescita, mettendo la sostenibilità al centro. La sostenibilità rappresenta non solo uno straordinario impulso trasformativo, ma anche una significativa leva di business e un driver di resilienza delle aziende.
Stefania Radoccia
EY Italy, Managing Partner Tax & Law

Il 59% dei CEO e dei dirigenti C-suite di società europee ha dichiarato all'EY Long-Term Value and Corporate Governance Survey che la pandemia aveva messo a dura prova la loro capacità di concentrazione sulla crescita a lungo termine. Il 60% ha affermato che ha suscitato significative differenze di opinione all'interno dei team di leadership su come bilanciare le priorità a breve termine con gli investimenti a lungo termine.

L’impegno per il cambiamento climatico

I cambiamenti climatici costituiscono la tematica più sentita dalle aziende italiane all’interno dei piani di sostenibilità anche a seguito della crisi da Covid-19.

Gli stakeholder oggi cercano una leadership attiva che ponga la sostenibilità al di sopra del breve termine: una leadership inclusiva aiuta le aziende a raggiungere il loro purpose, a promuovere la crescita e a costruire valore a lungo termine - tutti elementi costitutivi di una crescita sostenibile.

Dallo studio EY si rileva che l’84% delle aziende intervistate dispone di un piano industriale che contiene azioni di mitigazione e/o di adattamento ai cambiamenti climatici. Per il 63% delle aziende partecipanti al sondaggio le attività di contrasto ai cambiamenti climatici continueranno senza particolari problemi o ridimensionamenti nonostante la pandemia.

Integrare la sostenibilità nelle attività di business significa comprendere il cambiamento, cogliendo le istanze e le opportunità che derivano dal mercato e dalla società civile, e integrarlo pienamente a livello aziendale per essere preparati al futuro.
Riccardo Giovannini
EY Italy, Climate Change and Sustainability leader

Nonostante, dunque, l’impegno in materia sia in considerevole aumento, il numero di aziende che attualmente definisce target quantitativi di decarbonizzazione appare ancora limitato.

Solo l’8% delle aziende intervistate ha un piano strategico che prevede azioni e investimenti per il raggiungimento della neutralità climatica e un ulteriore 24% ha già intrapreso un percorso di decarbonizzazione sostenuto seppure non correlato a target quantitativi di neutralità climatica, mentre il 68% non considera la neutralità climatica all’interno dei piani industriali.

Sostenibilità e finanza

Un altro tema centrale è connesso alla finanza che gioca un ruolo fondamentale nella transizione dell’attuale modello economico verso un modello più sostenibile in quanto nelle proprie scelte di investimento gli enti finanziari possono tenere in considerazione anche criteri ambientali, sociale e di governance della sostenibilità (ESG). 

Le aziende italiane sono sempre più attente al tema dalla finanza sostenibile, grazie anche a una forte spinta dell’ente regolatore europeo volto anche alla limitazione del green & social washing. 

Circa il 16% delle aziende intervistate ha dichiarato di avere già incluso prodotti finanziari ESG nel proprio piano strategico (tra queste, insieme al settore Insurance & Banking, anche Engineering & Construction è particolarmente attivo sul tema), mentre il 15% prevede di farlo nel breve periodo.

Per quanto riguarda, invece, l’implementazione di strategie di investimento responsabile, il 18% degli intervistati ha affermato di averle già sviluppate: tuttavia, di queste, solo il 5% è firmataria dei Principles for Responsible Investment (PRI).

Tra le strategie implementate, quella prediletta dal 38% dei rispondenti è la strategia di investimento mirato o di focalizzazione su specifici obiettivi ESG.

Inoltre, 50 delle 201 aziende analizzate sulle dichiarazioni non finanziarie hanno avviato iniziative legate alla Finanza Sostenibile, rappresentate per la maggioranza da investimenti indiretti in fondi o titoli e da prodotti di credito con obiettivi ESG, intesi come finanziamenti con specifiche finalità di tutela ambientale o supporto a determinate categorie sociali.

Il modello del futuro: l’economia circolare

L’economia circolare rappresenta un nuovo modello di business trasformativo in quanto separare la crescita economica dall’impiego di risorse naturali presuppone la capacità di superare la divisione tra settori industriali e comporta un ripensamento strategico dell’intera organizzazione.

In tale ambito, dall’indagine EY emerge che l’84% delle aziende intervistate ha avviato un processo strutturato con l’obiettivo di analizzare i propri processi operativi. 

A prescindere da una strategia strutturata, appare che 1 azienda su 3, tra quelle analizzate sulle informative non finanziare, definisce obiettivi generici o azioni puntuali in relazione a temi di economia circolare. Nel campione complessivo considerato, le aziende che mettono in atto iniziative di economia circolare sono oltre il 40%.

Inoltre, il 79% delle aziende, per essere più sostenibile, sta già investendo sulle risorse umane, con un forte accento sulle nuove modalità di lavoro e il work life balance.

I principali vantaggi dell’integrazione della sostenibilità in quest’ambito sono associati ad un aumento della produttività dei lavoratori, alla maggiore fidelizzazione dei dipendenti e soddisfazione sul posto di lavoro e, infine, alla maggiore attrattività aziendale rispetto ai nuovi talenti.

Mobilità, come si rende sostenibile

In relazione al tema della mobilità, gli spostamenti rappresentano una delle principali fonti di emissioni di anidride carbonica strettamente correlati alla qualità della vita e al benessere delle persone.

La possibilità di ricorrere a forme alternative di mobilità potrebbe agevolare comportamenti, abitudini e stili a vantaggio dell’ambiente e delle comunità. Dallo studio EY emerge che le aziende del Paese sono particolarmente attive nell’offerta di servizi e iniziative di mobilità per i propri dipendenti. In particolare, nel sondaggio viene evidenziato che tra l’87% delle aziende che ha sviluppato o previsto iniziative di mobilità per i lavoratori, il 63% ha attivato programmi di smart working, il 5% ha implementato programmi aziendali per il car sharing, mentre l’11% ha previsto delle agevolazioni per i mezzi pubblici.

Dal binomio comunità-territorio alle filiere, passando per la mobilità, le risorse e altri fronti, il paradigma della sostenibilità sta scalando posizioni su posizioni tra le sensibilità aziendali ma ci sono ancora ampi spazi di miglioramento.

Lo scorso settembre, lo  studio EY CEO Imperative ha  rilevato che "il 67% dei CEO sente una pressione da moderata a elevata degli stakeholder per affrontare le sfide globali", un numero che aumenta di 10 punti percentuali per i leader delle organizzazioni più grandi. Lo stesso sondaggio ha rilevato che quattro amministratori delegati su cinque "affermano che il governo, le imprese e il pubblico ricompenseranno le aziende per aver intrapreso azioni significative sulle sfide globali". Riccardo Giovannini, Italy Sustainability Leader di EY, sottolinea come “quanto più la sostenibilità verrà intesa come driver centrale della trasformazione tanto più le imprese saranno capaci di sostenere la competitività e la redditività negli anni a venire”.

Contatti:

Riccardo Giovannini,  EY Italy, Climate Change and Sustainability leader

Summary

La pandemia da Covid-19 è un grande acceleratore della transizione sostenibile ma la vera sfida per le aziende è trasformare la consapevolezza in obiettivi e azioni concrete e misurabili.