L’attenzione ai criteri ESG, che risultano guidare le strategie del 90% degli intervistati, oltre alle tematiche ambientali e di contenimento dei consumi energetici, sembra essere un elemento che fortemente caratterizzerà il settore. Infatti, il 61% dei manager dichiara di voler investire nel miglioramento dell’impatto ambientale dei propri immobili, soprattutto contenendo i consumi, mentre la dimensione sociale e del mondo ESG trova spazio nelle strategie del 37% degli investitori, che mostrano attenzione a temi come l’inclusione e la solidarietà. Infatti, il 90% degli intervistati ha dichiarato di voler procedere, nel breve periodo, con l’implementazione di attività che possano avere importanti risvolti in tal senso, con l’avvio di campagne di charity e di attenzione all’inclusione, grazie anche al ruolo di luogo di comunità che assumono i centri commerciali in determinati contesti.
Per quanto riguarda le attività di disinvestimento, il 30% ha processi di dismissione in corso. Il 30% degli intervistati sarebbero, inoltre, attualmente impegnati in attività di rifinanziamento dei propri investimenti Retail Real Estate in Italia.
Ad influenzare qualitativamente le strategie di investimento certamente la percezione della qualità dello stock di immobili retail in Italia: gli intervistati hanno restituito un giudizio positivo sulla tipologia high street, giudicato in Italia di qualità uguale o superiore alla media europea, diversamente dalle tipologie “retail parks” e soprattutto centri commerciali che avrebbero una qualità media complessivamente pari o inferiore a quella degli asset europei dello stesso tipo. Permane, inoltre, una forte propensione per il Nord del Paese che è dichiarato obiettivo di investimento per il 63% degli investitori (contro appena il 20% del Centro e addirittura il 6% del Sud). Dall’indagine sembra comunque prevalere un approccio value-added e opportunistico degli investitori, in linea con la percezione di qualità e rischio associato ai prodotti disponibili.
In generale, l’orientamento positivo e le aperture degli operatori al settore in esame sembrano essere influenzate principalmente dalle prospettive di rendimenti più elevati che in Italia l’asset class retail, per la quale il repricing è iniziato da tempo, offre rispetto alle altre tipologie di immobili. Queste prospettive potrebbero controbilanciare i fattori di rischio generali, come i costi e la disponibilità di finanziamento e l’aumento dei costi di gestione, e quelli specifici tipici dell’asset class, come la concorrenza del canale online, il rischio di contrazione dei consumi e inoltre, come abbiamo evidenziato, della qualità media percepita del prodotto. Il quadro emerso dall’indagine evidenzia in sintesi un settore che sta nuovamente suscitando l’attenzione di molti investitori, in particolare di coloro che in passato vi avevano già investito in modo consistente, per le prospettive di maggiori rendimenti che esso è in grado di generare. Tuttavia, alcuni rischi peculiari e la necessità di adeguamento del prodotto, che rendono il mercato ora poco liquido, fanno prevedere che la ripresa decisa degli scambi sarà graduale e potrà saturarsi nel medio periodo.