Di fronte ad uno scenario incerto, trasformazione tecnologica e riorganizzazione della produzione in mercati target per evitare i dazi si consolidano come priorità per le aziende. Se le priorità appaiono chiare ed allineante, nel confronto tra le diverse aree geografiche del globo si notano diverse percezioni di rischio.
Ad esempio, negli Stati Uniti le principali sfide da affrontare sono rappresentate da: costo del lavoro e disponibilità di talenti (34%); tech disruption e difficoltà ad integrare AI nei processi di business (32%); limiti infrastrutturali soprattutto per quanto attiene alla capacità di innovazione (32%). In Europa il rischio principale è percepito nelle tensioni geopolitiche, nei conflitti in essere e nella instabilità politica (34%), mentre in Italia il principale rischio è visto nelle tensioni tariffarie nel commercio internazionale (42%).
Rispetto alla rilevazione di maggio 2025 rimane pressoché totalitaria (96%) la percentuale di CEO in Italia che sta attivamente perseguendo operazioni straordinarie; il set up di JVs, alleanze e partnership strategiche rimane l’opzione prediletta (54%), ma crescono l’interesse verso le acquisizioni (50%) e verso le cessioni di business non strategici (28%). Inoltre, i dati sull’attività transazionale in Italia confermano il sentiment dei CEO.
M&A, internazionalizzazione e PE: pipeline solida e nuove dinamiche
Nei primi tre trimestri del 2025, in Italia sono state annunciate 958 operazioni di investimento M&A, in lieve calo rispetto alle 1068 del 2024, ma con un valore totale di 57 miliardi di euro, sostanzialmente in linea con quelli registrati nello stesso periodo del 2024. Questo risultato è stato sostenuto dalla realizzazione di megadeal (operazioni con un valore superiore a 1 miliardo di euro) che nei primi 9 mesi dell’anno ha eguagliato per numero quelli realizzati nello stesso periodo dell’anno precedente, in particolare nei settori dei servizi finanziari, industriale, energetico e dei beni di consumo.
Il private equity e i fondi infrastrutturali hanno avuto un ruolo chiave in 422 operazioni annunciate su target italiane, con una quota di investimenti add-on pari al 49%. Il settore industriale si conferma il più attivo (23% delle operazioni), seguito da beni di consumo (17%), servizi (13%) e tecnologia (12%). Si registra una crescita delle operazioni nei settori finanziario e dei servizi, mentre energia e tecnologia risentono delle incertezze legate alla transizione energetica e alla trasformazione tecnologica.
Inoltre, le aziende italiane hanno rafforzato la propria presenza internazionale: nei primi nove mesi dell’anno in corso sono state annunciate 239 acquisizioni su target estere (+10% rispetto al 2024), per un valore di 19,9 miliardi. Oltre il 60% delle operazioni si concentra in Stati Uniti, Spagna, Germania, Regno Unito e Francia. Il settore industriale resta il più rappresentato (25% delle transazioni), ma cresce l’interesse per il settore tecnologico.
Relativamente ai settori e alle trasformazioni in evidenza, il terzo numero dell’EY Parthenon Bulletin comprende anche degli approfonditi punti di vista su alcuni dei settori di punta nel Paese, come Healthcare, Sciences and Wellness, il Turismo e la produzione industriale in ambito Clima ed HVAC. Completa il numero un dossier su AI come motore di trasformazione strategica.